Donne attrici e portatrici di cambiamento: dal Mali, Guinea e Senegal il racconto dell’esperienza in AICS di Ndella Ngom, Assetou Doukara e Aissatou Dieng

Nella sua strategia che pone l’accento sulla promozione del gender mainstreaming a livello nazionale e sull’empowerment delle donne a livello locale, la Cooperazione italiana fa prova d’innovazione e ambisce a scuotere gli immaginari. La capacità di migliorare realmente la vita delle donne è in effetti il fondamento della realizzazione dello sviluppo sostenibile, ma dipende dalla capacità delle istituzioni e della società civile di mettere al centro della loro azioni i diritti fondamentali delle donne, considerate come i soggetti principali di trasformazione economica e sociale. Dappertutto, ma soprattutto nei paesi dell’Africa dell’Ovest, lo sviluppo sostenibile è legato alla capacità di riconoscere il ruolo vitale che le donne svolgono nella lotta contro la povertà. L’approccio italiano consiste nel non percepire più le donne come portatrici di bisogni, bensì come portatrici di capacità. In altre parole le donne non sono più semplici beneficiarie ma attrici dei programmi di cooperazione allo sviluppo. Nella loro migliore definizione, le azioni di cooperazione hanno in effetti come obiettivo di permettere alle donne di potersi liberare dagli ostacoli, dalle discriminazioni e dai pregiudizi che subiscono, per poter scegliere liberamente e migliorare la loro vita.

Nella giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di dare voce (ma anche un volto) a quelle donne che, lavorando per o con l’AICS, contribuiscono concretamente, con la loro professionalità, le loro capacità e la loro esperienza, alla realizzazione di questi obiettivi. Tre donne, Assetou Doukara, maliana, Aissatou Dieng, guineana e Ndella Ngom, senegalese, che, in modo diverso e in differenti ambiti e ruoli, sono attrici e portatrici di sviluppo.

Assetou Doukara, 28 anni, da tre anni lavora per l’AICS in Mali dove si occupa di amministrazione, contabilità, logistica e segreteria.Èsposata ed ha una figlia di quattro anni.

Tre parole che possono rappresentarla?

Perfezione, discrezione ed empatia.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

La mia esperienza lavorativa in AICS è stata e continua ad essere una scoperta quotidiana. Per me, che vengo dal settore privato, è un processo di apprendimento nuovo e arricchente, nell’ottica del raggiungimento dei miei obiettivi.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Posso dire che la mia vita è cambiata perché mi ha permesso di allargare le mie vedute e di comprendere meglio certe questioni diplomatiche. Mi ha dato anche la possibilità di conoscere un ambito che mi interessava a prescindere. Questo lavoro mi ha garantito inoltre una certa autonomia anche economica grazie alla quale mi sono pagata un master in comunicazione e un corso di inglese.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Lo dico con modestia, sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, soprattutto per le giovani donne. Sono la dimostrazione concreta che è possibile coniugare vita coniugale e professionale. Riesco anche a ritagliarmi uno spazio per coltivare il mio spirito imprenditoriale e poter, un giorno, contribuire allo sviluppo del mio paese, il Mali.

Quali sono le sfide di oggi per le donne maliane?

Molte sono ancora le sfide per le donne dell’odierno Mali e penso che siano simili a quelle  delle donne africane in generale. La priorità, a mio avviso, è battersi per l’equità tra uomo e donna nel poter rivestire ruoli di responsabilità. Le donne devono poter accedere in maniera egualitaria a certi incarichi di potere per prendere decisioni importanti e necessarie per lo sviluppo del proprio paese.

Prossimo obiettivo?

Al momento sto redigendo un progetto per la creazione di un centro culturale che promuova la cultura maliana. Ho già creato un’associazione culturale, il mio prossimo obiettivo sarà quello di concretizzare il progetto relativo al centro.

Aissatou Dieng, medico, è coordinatrice dell’unità di gestione del progetto di Sostegno al Sistema Sanitario Nazionale, finanziato dal governo italiano attraverso l’AICS con l’obiettivo di supportare il ministero guineano nella ricostruzione del sistema sanitario post-ebola.

 

Tre parole che possono rappresentarla?

Lealtà, rigore, perseveranza.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Da aprile 2018 dirigo un’equipe multidisciplinare composta da cinque esperti guineani, collaborando alla realizzazione del programma con l’assistente tecnico AICS in Guinea, Dario Mariani. Il lavoro in AICS è innovatore perché basato su un approccio sinergico che è un esempio concreto di quella che io considero cooperazione allo sviluppo.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

La mia esperienza mi ha permesso di credere nell’efficacia del supporto della cooperazione perché tiene conto dei bisogni reali dei beneficiari, sul corto, medio e lungo termine.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, sono infatti una madre che ha saputo crescere figli educati, autonomi e indipendenti ma, al tempo stesso, una professionista preparata e stimata.

Quali sono le sfide di oggi per le donne guineane?

Le sfide sono sicuramente quelle di credere in un processo di sviluppo basato su procedure nazionali; una partecipazione basata sull’uguaglianza tra i generi; l’eradicazione di tutte le pratiche tradizionali basate sulla violenza di genere; saper dimostrare di poter ottenere risultati efficaci e duraturi nell’implementazione di progetti di sviluppo, attraverso una professionalità locale, sostenuta e ben inquadrata.

Prossimo obiettivo?

Continuare a partecipare concretamente, attraverso il mio lavoro, allo sviluppo della Guinea.

Ndella Ngom, geografa, è assistente tecnico per il settore agricolo e lo sviluppo rurale in Casamance, regione del sud del Senegal.

Tre parole che possono rappresentarla?

Premura, pragmatismo e impulsività

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Sicuramente è stata un’esperienza arricchente visto che dal 2008 collaboro con la Cooperazione italiana in Senegal. Ho avuto la possibilità di lavorare in diverse equipe pluridisciplinari in cui l’apprendimento era permanente.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Grazie alla mia esperienza lavorativa in AICS ho acquisito un’ottima capacità di integrazione e adattamento in ambito rurale, cosa che trovo straordinaria.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Pensare di essere un modello sarebbe esagerare ma spero, con il mio esempio, di poter contribuire in maniera positiva allo sviluppo della mia comunità.

Quali sono le sfide di oggi per le donne senegalesi?

La principale sfida è sicuramente quella di eradicare ogni discriminazione basata sul genere. Ciascuno, nel proprio ambito d’attività, dovrebbe poter creare una rottura rispetto a determinate realtà sociali, economiche e culturali. Una rottura che sarà possibile anche grazie all’impegno e alla volontà dei poteri pubblici ma, egualmente, al contributo di tutte le iniziative di sviluppo.

Prossimo obiettivo?

Contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali, in particolare delle donne, perno dell’equilibrio sia familiare che sociale.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

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