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Senegal: un giornalista d’inchiesta tra i trafficanti di migranti di Saint-Louis

Sono oltre 1.200 i giornalisti africani formati dall’Unesco sulla migrazione grazie al sostegno dell’Aics e del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Tra loro, Babacar Fall di Emedia.

Babacar Fall, giornalista di Emedia, uno dei principali gruppi massmediatici senegalesi, fa parte di un pool di oltre 1.200 reporter africani formati dall’Unesco nell’ambito del progetto “Empowering Young People in Africa through media and communication”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) (vedi scheda a fine articolo). “Ho avuto modo di realizzare molti reportage sulla migrazione in Senegal, e quanto sta accadendo in questi mesi non mi stupisce”, assicura Fall, autore di un’inchiesta giornalistica multimediale pubblicata da emedia.sn nell’agosto scorso, su reti di trafficanti di migranti a Saint-Louis, nel nord del paese, alla frontiera con la Mauritania.

Babacar Fall

In Senegal, la chiusura delle frontiere e l’impatto socio-economico della pandemia di Covid-19 hanno generato negli ultimi mesi un’intensificazione delle partenze di candidati all’emigrazione irregolare dalle coste senegalesi verso le Isole Canarie, prima terra d’approdo europea per i migranti che optano per quella rotta migratoria. Le tragedie di piroghe sprofondate in mare aperto hanno fatto le prime pagine dei giornali senegalesi, che al pari delle radio e delle televisioni pubbliche e private, hanno dato grande spazio a queste nuove ondate di partenza.

Tra i fondatori dell’Association des journalistes en sécurité et migration au Sénégal (Ajms), Babacar Fall ha beneficiato di una formazione specifica dell’Unesco sul giornalismo d’inchiesta e la migrazione in Africa dell’Ovest e del Centro, a cui hanno partecipato 235 giornalisti provenienti dagli otto paesi target del progetto (Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea-Conakry, Mali, Niger, Nigeria e Senegal). Il percorso formativo, iniziato nell’ottobre 2019, prevedeva otto corsi di formazione a livello nazionale (uno per Paese) e uno di livello regionale (dicembre 2019), al termine dei quali sono stati selezionati e co-finanziati otto progetti investigativi. “Mi occupo di giornalismo investigativo dal 2015, e finora avevo realizzato una decina di inchieste”, spiega Fall. “Questa formazione mi ha consentito di abbinare i miei due principali centri d’interesse: il giornalismo d’inchiesta e la migrazione. In tutti questi anni “ . Secondo il cronista “i media senegalesi si sono concentrati sulle città di Mbour, Thiaroye e Kayar, note per essere i principali punti di partenza via mare dei candidati senegalesi all’emigrazione. Alcuni ragazzi di un’associazione giovanile di Thiaroye mi avevano invece detto che anche a Saint-Louis esistevano reti di trafficanti di migranti che organizzavano partenze verso l’Europa via mare. Cosi’ ho deciso di indagare su queste reti”.

L’inchiesta si è rivelata tutt’altro che facile, racconta Fall: “Intanto per via della pandemia che si è propagata da marzo in poi nel nostro paese, costringendo il governo a imporre un lockdown interno che mi ha impedito di recarmi a Saint-Louis”. Una volta tolte le restrizioni di circolazione tra regioni senegalesi, il reporter ha dovuto fare i conti “con reti di trafficanti naturalmente opache e difficilmente penetrabili, quasi tutti sono pescatori molto poveri e che negano di essere coinvolti in traffici di migranti. Si definiscono tutt’al più degli ‘intermediari’ tra i migranti e i proprietari delle piroghe, alcuni sono addirittura ex migranti che hanno fallito la loro avventura migratoria”. Fino a dieci anni fa queste reti erano molto attive, “oggi rimangono delle sacche di resistenza che sfruttano la crisi socio-economica generata dalla pandemia per alimentare il traffico di migranti”, spiega Fall.

Regional_Workshop Investigative_Journalism di Unesco e Aics

Nel corso della sua inchiesta, il cronista ha sfruttato “le informazioni e orientamenti condivisi da esperti e colleghi durante il corso di formazione, special modo sulla raccolta delle fonti e la sicurezza dei giornalisti investigativi”. Infatti, l’inchiesta giornalistica di Fall in Senegal rientra nel quadro dell’implementazione del Piano delle Nazioni Unite sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità, di cui l’Unesco assicura la leadership. Contribuisce altresi’ alla diffusione di informazioni sui rischi legati alla migrazione irregolare, prevista nella strategia dell’Ufficio dell’AICS a Dakar sulla tematica migratoria. In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta su Emedia, la Direzione dei senegalesi all’estero presso il ministero senegalese degli Affari esteri ha deciso di associare come partner il gruppo editoriale per il quale lavora Fall a una carovana di sensibilizzazione sulla migrazione irregolare svoltasi dal 14 al 16 dicembre, in occasione della Giornata internazionale del Migrante, che si tiene ogni anno il 18 dicembre. In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta, una riflessione interna è inoltre in corso a Emedia per instaurare un ‘desk migrazione’ all’interno della redazione.

Altre inchieste giornalistiche sostenute dall’Unesco nell’ambito di questo progetto sono state realizzate in altri paesi della sotto-regione, tra cui il Mali, dove il giornalista Chiaka Doumbia (del settimanale Le Challenger) ha pubblicato un lungo reportage sul traffico di prostituzione legato alla migrazione.

 

Scheda progetto

“Empowering Young People in Africa through Media and Communication” (Autonomizzare i giovani in Africa attraverso i media e la communicazione) è un progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) attraverso il “Fondo Africa” del Maeci, istituito nel 2016 a favore di interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con Paesi africani d’importanza prioritaria per le rotte migratorie. Implementato dall’UNESCO in 8 paesi dell’Africa dell’Ovest e Centrale (Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea-Conakry, Mali, Niger, Nigeria e Senegal), il progetto – coordinato dall’Ufficio Regionale dell’UNESCO per l’Africa dell’Ovest (Sahel) – mira a rafforzare le capacità di giovani giornalisti (e influencer) – uomini e donne – nella copertura massmediatica della tematica migratoria, e favorire cosi’ l’accesso dei giovani nei paesi target ad un’informazione di qualità sulla migrazione, legale e irregolare, sia nella sotto-regione che verso l’Europa. Il progetto contribuisce altresi’ all’implementazione di due priorità globali dell’Unesco (la parità di genere e l’Africa), nonché dell’obiettivo di sviluppo sostenibilile 16.10 per “garantire l’accesso del pubblico all’informazione e proteggere le libertà fondamentali, conformemente alla legislazione nazionale e agli accordi internazionali”.
Dal suo lancio nel 2019, l’Unesco ha coinvolto più di 1.300 tra giornalisti e influencer (artisti), coinvolgendo oltre 1.300 media della stampa scritta e online, radio e Tv, ministeri delle Comunicazioni, della Gioventù, della Cultura, degli Affari Esteri, della Giustizia e dei Diritti Umani; autorità locali, scuole di giornalismo, ricercatori, Ong e organizzazioni della società civile (comprese le organizzazioni giovanili), organizzazioni culturali, organizzazioni internazionali (Ecowas), agenzie sorelle (Oim, Unhcr, UN-Women, Unics) e attori del settore privato. In poco meno di due anni di attività, sono stati prodotti più di 700 contenuti editoriali, 25 canzoni e 10 video artistici.

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