Mali: 3.000 ettari per il futuro. L’impegno di AICS nel Progetto della Brigata Verde per l’impiego

“Investire nella terra, nell’ambiente e nei giovani significa costruire pace e futuro. Il Progetto della Brigata Verde per l’impiego è una dimostrazione concreta di questo impegno condiviso.”  Giovanni Grandi, Titolare della sede AICS a Dakar

Il 25 novembre 2025 si è riunito a Bamako il sesto e ultimo Comitato Direttivo del Projet Brigade Verte pour l’Emploi et l’Environnement (PBVE), iniziativa presidenziale che ha coniugato rigenerazione ambientale, sicurezza alimentare e promozione dell’occupazione giovanile. L’incontro ha offerto l’occasione per fare il punto su un’iniziativa che, negli ultimi anni, ha saputo coniugare la tutela dell’ambiente con la creazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani maliani.

Il “Projet de la Brigade Verte pour l’Emploi et l’Environnement” nasce con un obiettivo chiaro: restituire vitalità alle terre degradate e contrastare la desertificazione, coinvolgendo direttamente le comunità locali. Le brigate verdi, composte in gran parte da giovani, sono impegnate in attività di riforestazione, piantumazione e gestione sostenibile delle risorse naturali. In questo modo, il progetto non solo ha contribuito alla resilienza ambientale, ma è diventato anche un motore di inclusione socio-economica.

Un ruolo centrale in questo percorso è svolto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che ha accompagnato il PBVE con un sostegno tecnico e istituzionale costante. L’AICS ha contribuito al rafforzamento delle capacità locali, ha promosso il dialogo tra istituzioni e comunità e ha favorito l’integrazione del progetto nelle strategie nazionali di sviluppo sostenibile. Questo accompagnamento si è tradotto in un supporto operativo concreto, volto a garantire la qualità delle azioni, la trasparenza dei processi e la valorizzazione delle buone pratiche.

Durante questo ultimo comitato nazionale, i partecipanti hanno discusso dei risultati già raggiunti, nonostante le sfide climatiche e di sicurezza che hanno interessato le regioni del Sahel. L’intervento ha permesso la rigenerazione di 3.000 ettari di terre valorizzando e equipaggiando 22 siti distribuiti tra le Regioni di Kayes e Nioro, con un impatto diretto su migliaia di giovani, famiglie vulnerabili e migranti di ritorno. La messa a disposizione dei siti da parte delle comunità locali, sancita da atti ufficiali e validata dalle autorità comunali, ha permesso di consolidare il processo di riconoscimento e formalizzazione dei diritti di uso della terra, così da garantire che gli interventi di recupero e valorizzazione siano sostenibili nel tempo e non contestati, garantendo la sostenibilità delle azioni intraprese.

Le infrastrutture idro-agricole hanno conosciuto un avanzamento notevole: sono stati realizzati 89 pozzi riusciti, con acqua disponibile e utilizzabile per irrigazione, consumo o altre attività su 100 previsti, di cui oltre due terzi già equipaggiati; installati 61 campi fotovoltaici, cioè equipaggiati con impianti di pannelli solari installati per fornire energia elettrica ai sistemi di pompaggio dell’acqua, a servizio delle attività agricole e forestali.

Sono stati installati 46 serbatoi d’acqua su 50 previsti, coprendo quasi tutti i siti delle regioni di Kayes e Nioro. Questi serbatoi hanno reso possibile l’irrigazione dei terreni recuperati, la piantumazione della gomma arabica e il sostegno alle cooperative giovanili impegnate nella produzione agricola. Questi investimenti hanno reso possibile l’avvio della produzione agroforestale e la valorizzazione dei siti pilota.

Sul piano sociale ed economico, il progetto ha mobilitato e formato 1.500 giovani, organizzati in cooperative di produzione. Attraverso l’approccio HIMO (Haute Intensité de Main-d’œuvre), sono stati generati 4.500 impieghi “verdi”, ecologici, contribuendo a ridurre la disoccupazione giovanile e a rafforzare la coesione comunitaria. Le cooperative hanno beneficiato di sostegni concreti, come piccoli materiali ed equipaggiamenti, che hanno permesso di avviare attività generatrici di reddito in diversi settori, dall’agricoltura alla trasformazione locale.

Dal punto di vista ambientale, il PBVE ha avviato azioni di riduzione di produzione di anidride carbonica, con una prospettiva di riduzione di 300.000 tonnellate di CO₂ entro il 2030. La scelta strategica di favorire la piantazione di gomma arabica ha unito la dimensione ecologica alla valorizzazione economica, creando nuove opportunità di reddito per le comunità rurali.

Il progetto ha consolidato un dispositivo istituzionale, con comitati nazionali e regionali di direzione, un’unità di gestione operativa e il supporto tecnico dell’AICS, che ha garantito accompagnamento metodologico, trasparenza amministrativa e rafforzamento delle capacità locali.

Il dibattito si è concentrato, infine, anche sulle prospettive future: ampliare la copertura territoriale del progetto, consolidare i risultati ottenuti e rafforzare le partnership con istituzioni e attori internazionali. Il PBVE si conferma così un esempio concreto di come la cooperazione possa sostenere percorsi di sviluppo sostenibile, capaci di integrare ambiente, lavoro e inclusione sociale.

Per AICS e i partner della cooperazione, il progetto rappresenta un modello di intervento che dimostra come la lotta al cambiamento climatico e la promozione dell’occupazione giovanile possano procedere insieme, generando benefici duraturi per le comunità e contribuendo agli obiettivi globali di sviluppo sostenibile.

Il progetto PBVE rappresenta un esempio concreto di cooperazione efficace tra Mali e Italia, con il coinvolgimento diretto delle comunità locali, delle autorità comunali e delle strutture tecniche regionali. L’approccio partecipativo ha facilitato messa a disposizione dei terreni e rafforzato il senso di appartenenza.

Credito foto: AICS Dakar

 

 

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