Dakar, 29 novembre 2025 – Ci sono eventi che non si limitano a riempire una sala, ma che aprono spazi interiori. Il TEDxFann 2025 è stato uno di questi. Al Sea Plaza di Dakar, un palco si è trasformato in un laboratorio di idee e emozioni, dove il tema «Au cœur de l’humain» ha preso forma attraverso storie che interrogano e ispirano.
Un invito a guardare oltre le barriere – fisiche, culturali, sociali – per riscoprire ciò che ci rende davvero umani: la capacità di immaginare, creare e trasformare.
Un palco che racconta vite, non slogan
Ogni intervento non è stato una celebrazione del successo, ma una riflessione sul percorso, sulle contraddizioni e sulle scelte che definiscono chi siamo. Perché dietro ogni idea c’è una vita, e dietro ogni vita c’è una domanda: Che cosa ci insegna il movimento continuo tra limite e forza?
Raccontare per esistere
Kalista Sy, regista e imprenditrice, non ha parlato di empowerment come concetto astratto. «Quando raccontiamo le nostre storie, cambiamo il mondo», ha detto. La sua testimonianza è stata un inno all’empowerment femminile: trasformare le sfide in opportunità, senza mai smettere di credere nel potere delle narrazioni.
L’educazione che libera
Djiby Diakhaté, professore e sociologo, ha acceso una riflessione profonda: «Che cosa vale un sapere che non cambia la vita di chi lo riceve?». Per lui, l’educazione non è solo sapere, è un atto politico, un gesto di liberazione. Non si tratta di accumulare nozioni, ma di costruire coscienze capaci di scegliere e di agire. La conoscenza come leva per abbattere muri invisibili e costruire possibilità.
Il calcio come terapia sociale
«Quando entri in campo, non sei più la tua diagnosi. Sei parte di una squadra», ha detto Malick Biteye, conosciuto come “l’entraîneur de fous”. Il suo progetto usa il calcio come terapia per chi vive con malattie mentali. Una storia che trasforma lo sport in speranza, che rimette al centro chi prima veniva escluso. Che ridà dignità e che ci insegna che un’altra prospettiva è sempre possibile.
Il fallimento come possibilità
Bagoré Bathily ha smontato il mito del successo lineare. «Il successo è fatto di insuccessi», ha confessato l’imprenditore. Il suo intervento è stato una critica alla cultura che idolatra il risultato e ignora il processo. Perché il vero capitale non è economico: è la capacità di trasformare gli errori in visione.
La forza invisibile delle relazioni
Sidy Diarra non è il classico coach che immagini. Allena calcio, sì, ma lo fa dalla sua sedia a rotelle. «Faccio ciò che amo grazie a una famiglia che ha creduto in me», ha detto. La sua storia non è una celebrazione dell’eroismo individuale: è una critica alla retorica dell’autosufficienza. Sidy ci ricorda che siamo reti di legami, e senza queste reti nessuna resilienza è possibile. Il suo lavoro sul campo sfida gli stereotipi: il calcio, simbolo di movimento, guidato da chi vive la realtà della sedia a rotelle è la prova che, quando si creano condizioni e opportunità, ogni persona può essere protagonista.
Architettura come memoria
Nzinga Biegueng Mboup ha portato sul palco una riflessione che va oltre il design: «Le città devono essere costruite con materiali raccontano la nostra storia. Innovare non significa cancellare le radici». La sua visione intreccia ecologia e identità: progettare spazi che non siano solo funzionali, ma che custodiscano memoria e cultura: recuperare forme ancestrali e tecniche sostenibili per progettare spazi che non siano solo funzionali, ma che custodiscano memoria e dialoghino con la natura.
Perché queste storie contano? In un presente dominato da capitale e produttività, TEDxFann ci ricorda che il vero progresso non è una mera questione di algoritmi, ma di relazioni, idee e condivisione. Ogni testimonianza è una lente che ci obbliga a guardare ciò che spesso ignoriamo: i limiti, la complessità, la bellezza dell’umano. «Au cœur de l’humain» non è uno slogan: è una sfida. A mettere la persona al centro, non come concetto, ma come pratica quotidiana.
Il sostegno dell’AICS non è stato solo organizzativo: è stato un atto di co-creazione, promuovendo uno spazio di libero pensiero e confronto. Perché la cooperazione non è assistenzialismo: è fiducia nel capitale umano e nella sua capacità di generare cambiamento. E ora la domanda è per te: qual è la barriera, visibile o invisibile, che vorresti attraversare? Quale possibilità sogni di creare? Raccontala, condividila, trasformala. Perché il cambiamento non nasce dall’eccezione, ma da chi sceglie di agire ogni giorno.




















