Dialoghi di attivismo con Khaira Thiam, psicologa clinica senegalese, specialista in patologia psichiatrica e criminologia clinica, attivista femminista. Dopo aver completato i suoi studi e una parte della sua carriera professionale in Francia, da 5 anni è tornata in Senegal dove ha il suo studio di psicoterapeuta e dove lotta quotidianamente per i diritti delle donne.
Come psicoterapeuta, la Dott.ssa Thiam lavora molto sulle conseguenze della violenza psicologica, un tipo di violenza che è difficile da individuare, soprattutto nelle sue fasi iniziali, ma che è riconoscibile a seguito dei danni che produce, siano essi psicologici, fisici o emotivi.
In Senegal, tra agosto e dicembre 2020, nelle quattro Boutiques des droits di Dakar, Thiès, Kaolack e Kolda sostenute dai progetti PASNEEG I e PASNEEG II, grazie all'Associazione delle giuriste senegalesi (AJS) sono state effettuate 3.253 consulenze legali, di cui 156 per casi di violenza psicologica. In collaborazione con l’AJS e con il sostegno dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, le Boutiques des droits sono state create per promuovere e proteggere i diritti della popolazione più vulnerabile fornendo gratuitamente supporto legale e giudiziario e assistenza psicosociale.
Nonostante sia complesso dare una definizione specifica e assoluta della violenza psicologica, in quanto è una violenza che dipende anche dal soggetto che la subisce, la Dott.ssa Thiam precisa che questa forma di violenza si ritrova sistematicamente nelle situazioni di abuso, che sia da parte dei genitori, in un rapporto di coppia, sul lavoro, tra amici, per strada, ecc. ....
Secondo Thiam, un esempio pratico e molto comune di violenza psicologica in Senegal è rappresentato dal carico mentale che le donne devono sopportare quando decidono cosa indossare in pubblico. Il modo in cui si vestono può farle sentire a disagio per la strada a causa di molestie, catcalling e rischio di aggressioni. Per questo motivo, ogni donna ha un approccio diverso che influenzerà il suo comportamento: c'è ad esempio chi preferisce indossare il velo per sentirsi più protetta (senza avere una vera motivazione religiosa), chi usa i vestiti come segno di protesta e chi preferisce non uscire ed evitare gli spazi pubblici.
In questo senso, la società senegalese non comprende appieno le ripercussioni che subiscono le donne vittime della violenza e del patriarcato. “Siamo in una società che permette agli uomini, tramite il loro sguardo, di classificare le donne: è una donna facile, è una brava ragazza. Sono gli uomini che lo dicono, non le donne che si autodeterminano”, spiega Thiam, aggiungendo che “questa violenza psicologica segue lo stesso meccanismo della colonizzazione: gli uomini colonizzano lo spazio pubblico, occupano lo spazio psicologico delle donne e, di conseguenza, la loro salute mentale”.
Inoltre, nel suo ruolo di psicologa clinica, la Dott.ssa Thiam nota come raramente sia riconosciuto l’impatto fisico della violenza psicologica, sia per gli uomini che per le donne. In Senegal ci sono molte persone che vivono con un disturbo somatico (mal di schiena, emicranie, stitichezza, ecc.) che ha un’origine psicologica.
Per questo motivo, Thiam non ama il termine "violenza di genere" perché questo termine riduce troppo la portata della questione.
Per esempio, quando si parla di violenza coniugale, bisogna anche prendere in considerazione gli effetti della violenza sui figli della coppia che, a un certo punto, possono riprodurre il comportamento del/della maltrattante o del/della maltrattato/a o sviluppare tutta una serie di problematiche conseguenti. La violenza domestica si manifesta in modi diversi.
Un altro esempio è l'incesto. Oggi in Senegal, come in altri paesi europei, non esiste una legge specifica che regoli i casi di incesto. Il codice penale regola lo stupro e la pedofilia (articolo 320) ma non l'incesto: uno stupro che può avvenire solo nel contesto famigliare.
L'incestualità, in psicologia clinica e psicoanalitica, è un'atmosfera in cui gli spazi personali non sono ben definiti, le intimità non sono rispettate, il corpo dell'altro è permanentemente disponibile. Oggi in Senegal l'incesto non è preso in considerazione nel codice penale né nelle politiche relative all'infanzia e questo ha delle ripercussioni sul benessere psicologico degli adulti di domani.
Inoltre, la violenza psicologica colpisce sia gli uomini che le donne. Dei 156 casi di violenza psicologica trattati dalle Boutiques des droits, 23 riguardano uomini. Negli ultimi 20 anni, con lo sviluppo delle strutture economiche, il contesto sociale senegalese è cambiato molto, spostandosi verso l'individualismo a scapito del concetto di "grande famiglia". Se da un lato, i senegalesi vivono da soli e hanno perso le comodità delle grandi case famigliari (un posto dove stare, cibo, condivisione di responsabilità e spese economiche), dall'altro, la solitudine ha rafforzato le forti pressioni provenienti dalla famiglia estesa. Queste pressioni e aspettative possono causare molta frustrazione e scatenare comportamenti aggressivi e problemi di dipendenza: il Senegal è il quarto paese dell'Africa occidentale per consumo di alcol, e le droghe (marijuana, cocaina, LSD, “droga dello stupro”) sono molto diffuse tra i giovanissimi. Ci sono anche altri comportamenti additivi che sono tabù, soprattutto se sono gli uomini a commentarli, come l'ipersessualità che ha conseguenze come lo sconforto, gravidanze precoci e l’infanticidio.
A tal fine, è sempre più urgente promuovere l'adozione da parte delle comunità di atteggiamenti, comportamenti e pratiche favorevoli alla non discriminazione, alla lotta contro le disuguaglianze e alla salvaguardia dell'integrità fisica e psicologica delle popolazioni, comprese le donne e le ragazze.
Per questo motivo, il governo italiano continua la sua collaborazione con il Senegal nell'attuazione della Strategia Nazionale per l'Equità e il Genere 2016 - 2026 (SNEEG). Con la prima fase del progetto PASNEEG I (2015-2019), si sono registrati importanti risultati nel rafforzamento e nella creazione delle cinque Boutiques des droits in partenariato con l'Associazione delle giuriste senegalesi (AJS) nelle regioni di Dakar, Thies, Kaolack, Kolda e Sédhiou e nell’applicazione del gender budgeting. Con il PASNEEG II, l’Italia e il Senegal vogliono capitalizzare e modellare le buone pratiche realizzate con la prima fase del progetto. La collaborazione prevede, tra l’altro, l'armonizzazione delle disposizioni di alcune leggi e regolamenti nazionali con gli impegni internazionali che il Senegal ha sottoscritto e il sostegno al cambiamento delle norme e dei modelli sociali e culturali che legittimano la discriminazione, la violenza e le pratiche tradizionali dannose contro le donne e le ragazze.
A tal fine, la Dott.ssa Thiam ha sottolineato l'importanza di mettere la questione dei diritti delle donne al centro del discorso politico attraverso l'azione di rappresentanti femminili negli organismi politici. Anche se il Senegal ha fatto progressi significativi in termini di partecipazione politica grazie all'adozione della legge sulla parità (2010), che ha contribuito a rafforzare la leadership delle donne nell'assemblea nazionale e nelle comunità locali, la parità è ancora lontana dall'essere raggiunta. Per esempio, dei 557 comuni del paese, solo 13 sono amministrati da donne e la loro azione è spesso limitata alla mobilitazione dei sostenitori o alla conduzione di comizi, quindi ben lontano da dove si decidono le strategie politiche. L’approccio " women voice " è uno dei pilastri delle linee guida (2020-2024) della cooperazione italiana per l'empowerment delle donne, che mira a porre le donne e le ragazze al centro dei processi decisionali per promuovere un cambio di paradigma in tutti i settori dello sviluppo sostenibile.
A cura di Eugenia Pisani