Ad emigrare dal Senegal sono soprattutto uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni, privi di un titolo di studio o con un livello di istruzione molto basso, per la maggior parte diretti in Francia, in Gabon, in Repubblica del Congo e in Italia. È quanto emerge dal rapporto “Perché non restare?”, un’indagine sul fenomeno migratorio condotta in cinque villaggi della regione rurale di Matam, nel nord-est del Senegal, realizzato dall’organizzazione non governativa Green Cross Italia e presentato in occasione della Giornata mondiale dell’Africa che ricorre domani, 25 maggio. La ricerca è stata compiuta nell’ambito del progetto “Energia per restare”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che ha l’obiettivo di combattere la migrazione irregolare supportando lo sviluppo agricolo, sostenibile e di lunga durata.
Secondo lo studio, gli emigranti senegalesi lasciano il paese per motivi economici, per cercar fortuna, ma anche per perfezionare gli studi, con l’intenzione poi di tornare. Il 90 per cento delle persone intervistate riceve soldi dal parente emigrato, somme mensili che nella maggior parte dei casi vanno dai 4,5 ai 150 euro ma che superano anche i 300 euro, usati per le spese della famiglia: cibo, bollette, educazione, cure sanitarie. Una realtà confermata da tutte le recenti statistiche: nell’ultimo decennio, infatti, sono aumentate le rimesse inviate dai migranti in Senegal e nel periodo 2010-2014 hanno rappresentato in media l’11 per cento del prodotto interno lordo (Pil) annuo. I dati e le informazioni contenuti nel rapporto sono stati raccolti dalla Ong intervistando direttamente 564 famiglie residenti nei villaggi beneficiari, dedite all’agricoltura, composte per lo più da 10 membri, con almeno un parente emigrato all’estero, e attraverso 17 focus group, discussioni tra diversi gruppi della popolazione sul tema della migrazione.