In Senegal, nella regione di Kolda, c’è un solo avvocato. Nella regione di Sédhiou, che ha il più alto tasso a livello nazionale di violenze fisiche contro le donne, non ce n’è nessuno. Eppure le ultime statistiche mostrano che più di una donna su quattro in Senegal ha subito abusi fisici dall'età di 15 anni. Ed in più della metà dei casi, l'autore del reato è il marito o il partner attuale.
L’accesso alla giustizia è qui un bisogno reale e urgente per migliaia di donne, e strutture come le Boutiques de Droit (botteghe del diritto), gestite dall’Associazione delle Giuriste Senegalesi, sono diventate negli ultimi anni punti di riferimento imprescindibili nella lotta alla violenza di genere. Il progetto PASNEEG finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, nel sostenere la Strategia Nazionale di Equità e Uguaglianza di Genere, ha appoggiato questi centri di promozione e protezione dei diritti delle donne che offrono consultazioni legali gratuite ed un orientamento verso servizi specializzati.
Pochi giorni fa un’equipe AICS, accompagnata dalla coordinatrice ministeriale del PASNEEG, ha visitato le Boutiques di Kolda, Sedhiou e Kaolack per comprendere al meglio il loro lavoro ma anche le difficoltà quotidiane, nonché provare a proporre soluzioni concrete per potenziare i loro servizi, ormai diventati fondamentali per la popolazione. È stata soprattutto l’occasione di incontrare le coordinatrici dei centri, e tutti gli attori che supportano le loro attività, una rete di donne e uomini impegnati personalmente nella difesa dei diritti delle fasce più vulnerabili.
C’erano le Badienu Gokh, antenne comunitarie calate nella vita di ogni quartiere, che proprio grazie alla loro prossimità sono spesso le prime a scoprire nuovi casi di violenze e ad offrire ascolto e consigli alle vittime, nonché in caso di estrema necessità un alloggio per sfuggire ad ulteriori abusi.
C’erano le para-giuriste, formate in mediazione e nozioni giuridiche, donne piene di forza che nei villaggi più remoti sono ormai chiave per permettere un’assistenza di base a tutte coloro che non riescono a raggiungere la più vicina Boutique de Droit, spesso comunque troppo distante. Alcune di loro, come quelle provenienti dal comune di Velingara, nella regione di Kolda, hanno raggiunto un impressionante livello di strutturazione e inserimento nel circuito dell’accesso alla giustizia: scrivono rapporti sui casi che incontrano, fanno proposte di mediazioni ai tribunali, e talvolta sono i tribunali stessi a riferire loro delle situazioni, riconoscendo le loro abilità in mediazione di conflitti familiari.
C’erano le rappresentanti dei Clubs des Jeunes Filles, giovani ragazze in prima linea per parlare di matrimoni precoci e salute riproduttiva, andando di villaggio in villaggio, di quartiere in quartiere, di radio in radio per sensibilizzare le ragazze ed i ragazzi della loro età.
Le realtà sono diverse in ciascuno dei luoghi visitati. Kolda e Sédhiou registrano soprattutto casi di violenze domestiche, gravidanze precoci e matrimoni di ragazze giovanissime. A Kaolack invece, a causa della sua posizione centrale che la rende meta per molti migranti dalle altre regioni ma anche dal vicino Gambia, emergono soprattutto problemi con la registrazione allo stato civile di nascite e matrimoni, rendendo difficile il ricorso alla giustizia per le donne che abbiano bisogno di documenti per provare la paternità dei loro figli o il loro legame coniugale.
Diritti negati e scarso accesso a servizi che tuttavia trovano una risposta comunitaria in attori animati da un forte desiderio di cambiare lo status quo. Da un lato impegnati nell’assicurare un appoggio legale, ma anche psicologico, di reinserimento sociale ed economico, per fornire un sostegno olistico alle vittime. Dall’altro, nel rendere accessibile il diritto, nel sensibilizzare e rompere tabù, nel plasmare nuove attitudini e cambiare comportamenti. Una difesa dei diritti a tutto tondo, una mediazione alla volta, un caso alla volta, fino a che la violenza di genere non sarà che un ricordo lontano, anche in Senegal.
A cura di: Giada Cicognola
UNDESA Fellow
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