Mbeubeuss, Senegal. Discarica a cielo aperto. Quanti e quali sono gli immaginari possibili?
Può un luogo che richiama sovente degrado, abbandono, sporcizia diventare un luogo di riscatto e punto di partenza verso un cambiamento collettivo?
La risposta è affermativa anche se non scontata e comincia dalle storie delle persone che animano questi luoghi, ovvero i recuperatori e le recuperatrici.
In una serie di scatti firmati Mattia Alberani appare chiara la fierezza disarmante. Uomini e donne che escono da un racconto pietista e che, al contrario, rivendicano con forza la loro scelta di fare quello che fanno. Come Fatoumata Ba, detta Aicha, da sette anni a Mbeubeuss dopo una breve carriera come venditrice di biglietti di bus. Un lavoro precario, precisa. Parlando invece del suo mestiere di recuperatrice lo associa immediatamente alla parola indipendenza. È grazie a quanto guadagna qui che è riuscita a scolarizzare i suoi otto figli. O, ancora, Marie Rose Mendy, 38 anni, che racconta di come lavorare in discarica le permetta di alimentare la sua piccola impresa di allevamento di suini. Non solo indipendenza quindi ma, soprattutto, autonomia.
Figura di primo piano a Mbeubeuss, è Coura Ndiaye, qui dal 1986, che di cose ne ha viste cambiare. Ne sa qualcosa di autonomia, la signora Ndiaye, co-fondatrice e in passato anche Presidentessa dell’associazione dei recuperatori, Bokk Djomm. È lei l’interlocutrice principale con cui i partner collaborano per far vivere i progetti e le speranze di tanti. Ci crede e lo afferma, una discarica può diventare il luogo del cambiamento, dove gli oggetti gettati vengono riutilizzati, dove il lavoro è libertà di scelta, dove i lavoratori si vedono garantiti i diritti fondamentali e lo sguardo è di fiero riscatto.
Le loro storie saranno presto disponibili in una pubblicazione digitale realizzata da Offroad studios per la sede di Dakar dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e che racconterà "OR DUR", titolo della mostra inaugurata lo scorso 24 novembre, sempre a Dakar.
La mostra era parte integrante dell’evento di capitalizzazione della componente sulla formalizzazione dei lavoratori della discarica di Mbeubeuss del progetto per la Promozione dell’imprenditoria formale, innovativa e sostenibile in Senegal e in Gambia PIFIS/PROMEFI, sostenuto da AICS in partenariato con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e l'OSC LVIA.
LVIA, in particolare, ha coordinato la parte di messa in relazione con gli artisti che hanno offerto le loro opere affinché il progetto mettesse in evidenza, attraverso le foto, le attività di upcycling e recycling di un altro programma finanziato da AICS e di cui LVIA è partner, PRO.VI.VES (Programma per la valorizzazione dell’impresa verde e sociale per l’innovazione, la crescita e il lavoro).
Il filo rosso che ha guidato questa capitalizzazione si inserisce nella linea di lavoro che la sede AICS di Dakar ha sviluppato in questi anni per rafforzare le dinamiche di collaborazione tra differenti soggetti esecutori al fine di rendere più incisivo il supporto di AICS nel Paese.
Come precisa la Dott.ssa Maura Pazzi, referente società civile per la sede: “Visto il delicato settore di intervento e la complessità della realtà sociale a Mbeubess, abbiamo fatto in modo che il lavoro di capitalizzazione si basasse sul principio di community engagement. Si tratta quindi di un lavoro partecipativo con i recuperatori che hanno creato la Cooperativa Bokk Djomm. Sui 2000 recuperatori che sono stati recensiti in discarica, ad oggi aderiscono alla cooperativa circa 800 persone”. I risultati dimostrano quanto una cooperazione di persone per le persone possa essere efficace.
A cura di Chiara Barison