Dialoghi di attivismo con Fatou Warkha Samb, giornalista, regista, creatrice della piattaforma Warkha TV, Vicepresidentessa del collettivo Dafa Doy, femminista.
È una giornata calda, nonostante il vento. Ho riletto ancora una volta, Manifesto di Rivolta Femminile, di Carla Lonzi, un’istituzione del femminismo italiano. Ci prepariamo ad incontrare Fatou Warkha Samb, in prima linea nella lotta per i diritti delle donne in Senegal. La Samb si è fatta conoscere per il lavoro di informazione svolto tramite i suoi canali social ma anche per la presenza costante nei salotti tv, dove è spesso l’unica donna a doversi confrontare con più uomini su temi legati alle donne. Attraverso WarkhaTV, la piattaforma da lei lanciata, ha fatto dell’attivismo una priorità, contribuendo a sollevare il velo di omertà sulle violenze su donne e bambini.
In Senegal, oggi, si parla sempre più di femminismo e diritti e questo grazie anche alle femministe come lei che non hanno paura di sfidare pregiudizi e sistemi culturali. La incontriamo, al Museo della Donna Henriette-Bathily, a Dakar, dove sono affisse fotografie di donne che hanno marcato la storia del paese: Andrèzia Waz, prima Presidentessa alla Corte di Cassazione; Dior Fall Sow, prima Procuratrice della Repubblica; Mame Bassine Niang, prima avvocatessa; Maty Diagne, prima paracadutista militare; Sokhna Dieng, prima Direttrice della TV nazionale.
Entriamo subito nel vivo del dibattito. “La pratica del femminismo è essenziale” chiarisce “e per me ha voluto dire fare della mia professione, di giornalista e realizzatrice, un mezzo di lotta contro le diseguaglianze e di promozione dei diritti delle donne. Come? Creando contenuti”. Una militanza quotidiana nata in un ambiente in cui le diseguaglianze erano e sono, purtroppo, presenti. “Con il mio esempio voglio mostrare che i limiti imposti possono essere superati e che questo messaggio può essere divulgato. Essere donna non dovrebbe essere un freno, ben il contrario”, precisa la Samb.
Le chiedo se secondo lei si può parlare di un movimento femminista senegalese. “Sì” risponde “anche se non strutturato ma fatto di individualità, di giovani donne impegnate. C’è ancora molta ignoranza legata al tema, eppure cos’è, l’essere femminista? È promuovere i diritti delle donne ed essere coscienti, in quanto tali, di quello che possiamo fare, delle nostre capacità”.
Dafa Doy. Jamais plus ça! I social network sono stati fondamentali nell’attivismo femminista senegalese, non solo grazie alla divulgazione di contenuti specifici, ai grandi numeri raggiunti o alle lunghe distanze coperte, ma anche alla possibilità di esprimersi in anonimato, cosa non da poco, in una società dove vige la sutura (discrezione). Fatou W. Samb è tra le fondatrici e Vicepresidentessa del collettivo Dafa Doy, nato in seguito allo stupro e all’omicidio, nel 2019, di Binta Camara, 23 anni, e di altri casi di stupro. “Dafa Doy è nato in maniera spontanea perché, in quel periodo, in molti condividevano un bisogno di dire “basta”. Basta alle violenze. Basta agli stupri impuniti” specifica la giornalista.
Il 25 maggio 2019 il collettivo ha organizzato un sit-in contro le violenze su donne e bambini a cui in molti hanno aderito. Anche a seguito di questa mobilitazione, il 10 gennaio 2020 è stata promulgata la legge n.2020 -05 che inasprisce le pene per stupro e pedofilia. Secondo le statistiche del 2019, il Senegal ha registrato 668 casi di violenza su minori, 206 aggressioni a sfondo sessuale, 15 femminicidi e più di 1200 casi di stupro[1].
L’accesso alla giustizia è qui un bisogno reale e urgente per migliaia di donne. Nell’ambito del progetto PASNEEG I e PASNEEG II, AICS sostiene le Botteghe del Diritto, strutture gestite dall’Associazione delle Giuriste Senegalesi (AJS) divenute oggi punti di riferimento imprescindibili nella lotta alle violenze di genere. In questi centri di promozione e protezione dei diritti delle donne presenti a Dakar, Kaolack, Kolda, Thiès, Sédhiou e Ziguinchor vengono offerte consultazioni legali gratuite ed un orientamento verso servizi specializzati. Un appoggio legale ma anche psicologico, di reinserimento sociale ed economico. Il progetto prevede inoltre di rafforzare il dibattito con i professionisti dei media, attraverso formazioni e panel dedicati, come quello organizzato a dicembre 2020 presso una nota scuola di giornalismo di Dakar, incentrato su contenuti mediatici legati alle VBG e discriminazione nei confronti di donne e ragazze. Un impegno concreto per rendere accessibile il diritto, sensibilizzare, plasmare nuove attitudini e cambiare comportamenti.
Femministe sotto attacco. “C’è chiaramente paura del cambiamento in corso. Paura di una presa di coscienza collettiva da parte delle donne e del peso, politico, sociale e culturale che questa presa di coscienza implica” afferma la Samb, e continua: “Sempre più donne trovano il coraggio di affermarsi, di dire ciò che pensano, di rivendicare i propri diritti e, soprattutto, di denunciare. Gli attacchi arrivano perlopiù da uomini che probabilmente temono una rottura con un sistema che li ha finora privilegiati.”
Poter scegliere. Per Fatou W. Samb, il femminismo dovrebbe uscire da un piano teorico e diventare pratica. Identificare i propri obiettivi e raggiungerli. Dichiararsi femminista non basta, bisogna esserlo nel quotidiano, attraverso le proprie azioni e il proprio vissuto. “Mi chiedo ogni giorno cosa posso fare in quanto femminista” conclude la Samb “Oggi ci sono vittime di stupro o di incesto che vorrebbero poter abortire e non possono. Questa è la nostra pratica, poter garantire a queste vittime la possibilità di scegliere ma non solo, anche spiegare, in maniera semplice, cosa si intende per diseguaglianze o quali sono i diritti di ciascuno. Divulgare è lotta. Infine, serve un’effettività sulla tanto decantata parità. Fin da quando sono piccola ci hanno fatto credere che fosse cosa scontata. Purtroppo non è così e solo la pratica del femminismo potrà contribuire a renderla effettiva qui come altrove”.
Warkha TV sta realizzando al momento una serie di trasmissioni in wolof, la lingua locale più parlata, per spiegare gli impatti positivi della parità di genere sullo sviluppo, nell’ambito del progetto PASNEEG II.
A cura di Chiara Barison
[1] Fonte: https://africa.unwomen.org/fr/news-and-events/stories/2020/02/criminalistaion-du-viol--au-senegal