In Guinea Bissau i progetti di Mani Tese e AIFO operano per l’inclusione agricola, economica e sociale nell’ottica di una riuscita locale

In Guinea Bissau, le OSC AIFO e Mani Tese hanno avviato da pochi mesi le attività dei progetti: “RITORNO ALLA TERRA- processi di inclusione agricola, economica e sociale nel corridoio Gabu e Bafata” (Mani Tese) e “Mais Comunidade, Mais Força: costruire comunità inclusive per rafforzare la resilienza della popolazione vulnerabile a rischio migrazione della Guinea Bissau” (AIFO), entrambi finanziati dal Programma Iniziativa Regionale di Emergenza in Africa Occidentale per rafforzare la resilienza e la protezione dei migranti e dei migranti di ritornoAID 11274, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

In Guinea Bissau, il 10 marzo scorso si sono tenute le elezioni. In una calma apparente, i differenti partiti hanno animato le città e i villaggi con spettacoli musicali ed eventi pubblici, per attirare sulle proprie sigle l’attenzione dei cittadini.

In questa apparente eccitazione pubblica, gli apparati elettorali sono stati, per l’occasione, tra i datori di lavoro più dinamici del paese, uno dei più poveri dell’Africa occidentale, considerato uno “stato fragile”, dove gli insegnanti sono in sciopero da mesi per reclamare il  pagamento dei loro magri salari (circa 80 euro mensili).

Il resto del paese dipende dalla monocoltura dell’anacardo, tra poche settimane comincerà la raccolta e  la vendita che permetterà di creare lavoro per un arco di tempo di tre mesi.

I raccoglitori sono pagati in “materia prima”: due giorni lavorano per il proprietario degli alberi; il terzo giorno il frutto del lavoro costituisce il proprio guadagno. Un raccoglitore esperto può arrivare a produrre 15 kg di raccolto, scambiato sul mercato dove il prezzo è fatto dal compratore a 400/800 FCFA al kilo, tra i 60 centesimi e 1 Euro e 20. Il lavoro di tre giorni frutta al massimo 12.000 FCFA, circa sei euro al giorno.

In questo conteso AIFO e Mani Tese contribuiscono a rendere concrete delle alternative per migliaia di persone.

Nel villaggio di Tantancosse una quindicina di uomini sta costruendo un pollaio che permetterà di avviare la produzione avicola di cento polli e cinquanta galline ovaiole.

Cinque operatori sono stati già formati dal Centro di Produzione e Promozione dell’Avicoltura Familiare (CEVADES) e sono pronti ad avviare l’allevamento e la commercializzazione di polli e uova.

Poco distante, nello stesso villaggio, trenta donne hanno avviato un orto comunitario che permetterà di produrre diversi prodotti, sia per l’autoconsumo, sia per commercializzazione su piccola scala che impatterà, di conseguenza, sull’economia familiare. Il pozzo che Mani Tese ha fatto costruire nel villaggio permetterà la coltivazione irrigua degli orti.

Piantine di cipolle, pomodori, gombo, melanzane sono state messe a dimora e vengono curate quotidianamente dal gruppo di donne con le regole dell’agro-ecologia. Producono compost, preparano prodotti a base di peperoncino e cospargono gli appezzamenti di cenere, per combattere gli insetti infestanti.

Nel vicino villaggio di Pitche un altro gruppo di donne sviluppa la medesima attività orticola. Qualche mese fa, sulla scia dei brillanti risultati produttivi ottenuti, quindici donne hanno chiesto di entrare a far parte di questa cooperativa spontanea.

Autonomamente, il villaggio ha ampliato l’estensione di terra dedicata agli orti, e il gruppo si è allargato da trenta a quarantacinque produttori (per la precisione, quarantaquattro donne e un uomo).

Il pozzo del villaggio ha una pompa alimentata con pannelli fotovoltaici, rendendo l’irrigazione più semplice. La presidessa del gruppo di donne, M.me Djara Camarà , ha affermato orgogliosa che lo scorso anno le donne hanno potuto integrare e variare la dieta familiare e vendere i surplus con un guadagno medio di 100.000 FCFA ciascuna, cento cinquanta euro circa.

In questo modo, i beneficiari dell’azione di Mani Tese dimostrano che è possibile creare condizioni di vita accettabili, nei propri territori, lanciando un messaggio forte ai tanti giovani attratti da un’esperienza migratoria densa di rischi e marginalità.

Nella città di Gabu, AIFO opera quotidianamente per i diritti delle persone con disabilità. A fianco della Federazione delle Associazioni in Difesa e Promozione dei Diritti delle Persone con Disabilità  (FADPD GB) lavora per una reale inclusione nella vita socio-economica di queste persone.

Nel corso del progetto, ventisei attivisti del Sistema di Allerta Comunitaria (SAC) hanno collaborato con AIFO, identificando i migranti di ritorno nei settori di Gabu, Sonaco e Boé ed elaborando una mappatura generale delle principali attività economiche.

Altri quarantasette volontari, appartenenti alle venti OSC del SAC di Gabu, hanno finalizzato una formazione, realizzata in partenariato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). La stessa formazione sarà offerta anche agli attivisti di Boé.

Il training su migrazione e diritti umani ha permesso di formare i partecipanti sul fenomeno migratorio e sui rischi legati alla migrazione irregolare. Nei prossimi mesi questi giovani, attraverso attività nelle scuole, animazioni teatrali, eventi sportivi, sensibilizzeranno le comunità su queste tematiche e sui percorsi di reinserimento di migranti di ritorno individuati.

Parallelamente AIFO comincerà a stimolare la piccola imprenditoria sociale, premiando chi proporrà la creazione di attività generatrici di reddito capaci di produrre benefici alla comunità.

 

A cura di: Teodoro Aniceto
Responsabile Emergenza e Migrazione

Nella regione di Mopti, in Mali, l’iniziativa di emergenza a gestione diretta dell’AICS Dakar permette a 26 scuole di rafforzare i servizi delle mense scolastiche

Nell’ambito dell’Iniziativa di emergenza a favore della popolazione vulnerabile maliana colpita dalla crisi, con particolare riferimento ai settori della sicurezza alimentare e la nutrizione” - AID 11006, in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale (PAM), è stata realizzata un’attività relativa al settore della nutrizione, in gestione diretta da parte dell’ufficio AICS di Dakar. L’obiettivo è stato quello di rafforzare i servizi di mense scolastiche di 26 scuole, selezionate su indicazione del PAM, del Cercle di Bandiagara, nella regione di Mopti. Grazie ad un importo di circa 18.000 euro, è stato possibile potenziare l’equipaggiamento degli istituti scolastici selezionati.

Tale azione  è complementare e rafforza il programma multilaterale “Soutien aux cantines scolaires dans les zones vulnérables affectées par conflit et insécurité alimentaire et au Mali”implementato dal PAM grazie ad un finanziamento italiano di 500.000 euro che ha il duplice obbiettivo di contenere il tasso di abbandono scolastico e di contribuire al rafforzamento della sicurezza alimentare nelle aree più vulnerabili del paese, viste le crescenti difficoltà per molte famiglie di garantire una corretta alimentazione ai propri figli.

Il 23 marzo 2019 si è svolta, inoltre, una cerimonia di restituzione dei kit scolastici distribuiti ai rappresentati delle scuole selezionate.

 

A cura di: Luca Di Chiara

Il fiume Senegal al centro delle sfide per l’acqua, l’energia e la sicurezza alimentare

Le risorse naturali del bacino del fiume Senegal sono alla base di uno sviluppo sostenibile dei paesi che attraversa: Guinea, Mali, Mauritania e Senegal. In un contesto di cambiamento climatico e di crescita economica, il degrado ambientale è una realtà. La sicurezza alimentare, energetica e idrica rimane dunque una sfida. L’OMVS, sostenuta dalla Commissione Europea e dalla Cooperazione italiana, ha incontrato a Dakar i partner del progetto WEFE-Senegal per fare un bilancio di un anno di attuazione del progetto e pianificare i prossimi obiettivi.

Acqua per irrigare i campi, produrre cereali, frutta e verdura e contribuire alla sicurezza alimentare dei paesi e delle comunità locali; acqua per il funzionamento delle turbine, per produrre energia; acqua da bere, per cucinare, lavare e garantire il benessere di tutti; acqua per garantire servizi eco-sistemici a lungo termine.

Le società stanno cambiando, le popolazioni sono in crescita, i bisogni in aumento. Le risorse idriche del bacino del fiume Senegal e degli ecosistemi associati sono fragili e il loro utilizzo deve essere condiviso, integrato e sostenibile. È in questo contesto che si inserisce il progetto WEFE (Water, Energy, Food, Ecosystems) - Senegal: "Sostegno alla gestione delle risorse idriche e al NEXUS acqua-energia-agricoltura nel bacino del fiume Senegal".

"Lo sviluppo regionale richiede una gestione cooperativa, transfrontaliera e sostenibile delle risorse idriche a tutti i livelli. I paesi del bacino del fiume Senegal si trovano di fronte a questa sfida e l'UE li sostiene nella realizzazione di azioni intersettoriali concrete e sostenibili", ha sottolineato Veronica Giradi, responsabile del Programma presso la Direzione Generale per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo (DEVCO) della Commissione europea.

"Ci sono diverse questioni di degrado ambientale, a loro volta esacerbate dagli effetti dei cambiamenti climatici, così come una forte interdipendenza tra sicurezza idrica, alimentare ed energetica. La consultazione tra paesi e settori è essenziale per garantire il raggiungimento degli obiettivi e il futuro del bacino", ha detto il dott. Mamadou Diaby, Segretario Generale dell'Organizzazione per lo Messa in Valore del fiume Senegal (OMVS).

Il primo anno del progetto ha gettato le basi per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, in particolare rafforzando la raccolta e l'analisi dei dati esistenti sul bacino da parte dell’OMVS e delle istituzioni partner.

 "La creazione di una base di informazioni scientifiche sul bacino del fiume Senegal, sulle risorse idriche, sull'uso e sull'occupazione del territorio, su l’energia e l’ambiente è essenziale per un dialogo informato ed efficace tra le parti nell’ottica di sviluppare progetti di intervento equo", ha dichiarato César Carmona Moreno, responsabile del Programma presso il Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione europea.

Questo incontro ha permesso di continuare uno sviluppo collaborativo di attività varie, tra cui: la creazione di strumenti decisionali per l'ottimizzazione della gestione multi-obiettivo; il sostegno ad un programma di analisi e monitoraggio sulla qualità delle acque; l'attuazione di progetti di ricerca per alimentare l'osservatorio ambientale del bacino; la preparazione e il sostegno di progetti di sviluppo locale in tre siti prioritari (il massiccio del Fouta Djalon, l’alto bacino del Mali e il delta del fiume); il sostegno al dialogo Nexus per lo sviluppo di progetti di intervento intersettoriale.

Questo incontro annuale offre l'opportunità di condividere lo stato di attuazione del progetto al fine di pianificare le attività future nell’ottica di un approccio comune. Questo approccio partecipativo promuove la consultazione tra gli stakeholder implicati nella gestione del bacino e i ricercatori dei paesi coinvolti, con il sostegno delle organizzazioni internazionali, con l’obiettivo di rafforzare la diffusione delle conoscenze e i processi decisionali per uno sviluppo inclusivo” ha dichiarato Alessandra Piermattei, Titolare della sede AICS di Dakar.

Il progetto WEFE-Senegal mira a rafforzare le capacità scientifiche e tecniche a beneficio di OMVS e dei suoi partner per una migliore gestione delle risorse idriche del bacino del fiume Senegal in un contesto di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici. Il progetto è attuato nell'ambito del partenariato tra l'Organizzazione per lo sviluppo del fiume Senegal (OMVS), il Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea e l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), con il sostegno finanziario della Direzione generale della Commissione europea per la Cooperazione internazionale e lo Sviluppo (DEVCO) e il supporto tecnico di un comitato consultivo. Iniziato nel 2017, si concluderà nel 2021, mobilitando un finanziamento di 6,1 milioni di Euro, pari a circa 4 miliardi di Franchi CFA.

 

A cura di: Marco Manzelli

A Paolo Dieci, presidente della ONG CISP e rete Link 2007, un messaggio per ricordarlo attraverso il suo prezioso insegnamento

È con profondo dolore che apprendiamo la tragica morte di Paolo Dieci, scomparso nell’incidente aereo che ha coinvolto un boeing dell’Ethiopian Airlines in volo da Addis Abeba e diretto a Nairobi, avvenuto oggi 10 marzo 2019. Alla sua famiglia, alla sua organizzazione e a tutto il mondo della cooperazione va il pensiero della nostra sede. Da lui abbiamo imparato che si possono fare grandi cose restando in punta di piedi e ragionando, prendendo a cuore tutti i punti di vista. Il suo esempio ci ha insegnato che la cooperazione non è solo un lavoro ma una vocazione, che abbraccia le nostre vite e ci dà la forza per cambiare le ingiustizie, contribuendo ad un futuro migliore. Grazie Paolo, un abbraccio ancora!

A cura di: Alessandra Piermattei
Titolare della sede AICS di Dakar

Donne attrici e portatrici di cambiamento: dal Mali, Guinea e Senegal il racconto dell’esperienza in AICS di Ndella Ngom, Assetou Doukara e Aissatou Dieng

Nella sua strategia che pone l’accento sulla promozione del gender mainstreaming a livello nazionale e sull’empowerment delle donne a livello locale, la Cooperazione italiana fa prova d’innovazione e ambisce a scuotere gli immaginari. La capacità di migliorare realmente la vita delle donne è in effetti il fondamento della realizzazione dello sviluppo sostenibile, ma dipende dalla capacità delle istituzioni e della società civile di mettere al centro della loro azioni i diritti fondamentali delle donne, considerate come i soggetti principali di trasformazione economica e sociale. Dappertutto, ma soprattutto nei paesi dell’Africa dell’Ovest, lo sviluppo sostenibile è legato alla capacità di riconoscere il ruolo vitale che le donne svolgono nella lotta contro la povertà. L’approccio italiano consiste nel non percepire più le donne come portatrici di bisogni, bensì come portatrici di capacità. In altre parole le donne non sono più semplici beneficiarie ma attrici dei programmi di cooperazione allo sviluppo. Nella loro migliore definizione, le azioni di cooperazione hanno in effetti come obiettivo di permettere alle donne di potersi liberare dagli ostacoli, dalle discriminazioni e dai pregiudizi che subiscono, per poter scegliere liberamente e migliorare la loro vita.

Nella giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di dare voce (ma anche un volto) a quelle donne che, lavorando per o con l’AICS, contribuiscono concretamente, con la loro professionalità, le loro capacità e la loro esperienza, alla realizzazione di questi obiettivi. Tre donne, Assetou Doukara, maliana, Aissatou Dieng, guineana e Ndella Ngom, senegalese, che, in modo diverso e in differenti ambiti e ruoli, sono attrici e portatrici di sviluppo.

Assetou Doukara, 28 anni, da tre anni lavora per l’AICS in Mali dove si occupa di amministrazione, contabilità, logistica e segreteria.Èsposata ed ha una figlia di quattro anni.

Tre parole che possono rappresentarla?

Perfezione, discrezione ed empatia.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

La mia esperienza lavorativa in AICS è stata e continua ad essere una scoperta quotidiana. Per me, che vengo dal settore privato, è un processo di apprendimento nuovo e arricchente, nell’ottica del raggiungimento dei miei obiettivi.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Posso dire che la mia vita è cambiata perché mi ha permesso di allargare le mie vedute e di comprendere meglio certe questioni diplomatiche. Mi ha dato anche la possibilità di conoscere un ambito che mi interessava a prescindere. Questo lavoro mi ha garantito inoltre una certa autonomia anche economica grazie alla quale mi sono pagata un master in comunicazione e un corso di inglese.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Lo dico con modestia, sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, soprattutto per le giovani donne. Sono la dimostrazione concreta che è possibile coniugare vita coniugale e professionale. Riesco anche a ritagliarmi uno spazio per coltivare il mio spirito imprenditoriale e poter, un giorno, contribuire allo sviluppo del mio paese, il Mali.

Quali sono le sfide di oggi per le donne maliane?

Molte sono ancora le sfide per le donne dell’odierno Mali e penso che siano simili a quelle  delle donne africane in generale. La priorità, a mio avviso, è battersi per l’equità tra uomo e donna nel poter rivestire ruoli di responsabilità. Le donne devono poter accedere in maniera egualitaria a certi incarichi di potere per prendere decisioni importanti e necessarie per lo sviluppo del proprio paese.

Prossimo obiettivo?

Al momento sto redigendo un progetto per la creazione di un centro culturale che promuova la cultura maliana. Ho già creato un’associazione culturale, il mio prossimo obiettivo sarà quello di concretizzare il progetto relativo al centro.

Aissatou Dieng, medico, è coordinatrice dell’unità di gestione del progetto di Sostegno al Sistema Sanitario Nazionale, finanziato dal governo italiano attraverso l’AICS con l’obiettivo di supportare il ministero guineano nella ricostruzione del sistema sanitario post-ebola.

 

Tre parole che possono rappresentarla?

Lealtà, rigore, perseveranza.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Da aprile 2018 dirigo un’equipe multidisciplinare composta da cinque esperti guineani, collaborando alla realizzazione del programma con l’assistente tecnico AICS in Guinea, Dario Mariani. Il lavoro in AICS è innovatore perché basato su un approccio sinergico che è un esempio concreto di quella che io considero cooperazione allo sviluppo.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

La mia esperienza mi ha permesso di credere nell’efficacia del supporto della cooperazione perché tiene conto dei bisogni reali dei beneficiari, sul corto, medio e lungo termine.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, sono infatti una madre che ha saputo crescere figli educati, autonomi e indipendenti ma, al tempo stesso, una professionista preparata e stimata.

Quali sono le sfide di oggi per le donne guineane?

Le sfide sono sicuramente quelle di credere in un processo di sviluppo basato su procedure nazionali; una partecipazione basata sull’uguaglianza tra i generi; l’eradicazione di tutte le pratiche tradizionali basate sulla violenza di genere; saper dimostrare di poter ottenere risultati efficaci e duraturi nell’implementazione di progetti di sviluppo, attraverso una professionalità locale, sostenuta e ben inquadrata.

Prossimo obiettivo?

Continuare a partecipare concretamente, attraverso il mio lavoro, allo sviluppo della Guinea.

Ndella Ngom, geografa, è assistente tecnico per il settore agricolo e lo sviluppo rurale in Casamance, regione del sud del Senegal.

Tre parole che possono rappresentarla?

Premura, pragmatismo e impulsività

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Sicuramente è stata un’esperienza arricchente visto che dal 2008 collaboro con la Cooperazione italiana in Senegal. Ho avuto la possibilità di lavorare in diverse equipe pluridisciplinari in cui l’apprendimento era permanente.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Grazie alla mia esperienza lavorativa in AICS ho acquisito un’ottima capacità di integrazione e adattamento in ambito rurale, cosa che trovo straordinaria.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Pensare di essere un modello sarebbe esagerare ma spero, con il mio esempio, di poter contribuire in maniera positiva allo sviluppo della mia comunità.

Quali sono le sfide di oggi per le donne senegalesi?

La principale sfida è sicuramente quella di eradicare ogni discriminazione basata sul genere. Ciascuno, nel proprio ambito d’attività, dovrebbe poter creare una rottura rispetto a determinate realtà sociali, economiche e culturali. Una rottura che sarà possibile anche grazie all’impegno e alla volontà dei poteri pubblici ma, egualmente, al contributo di tutte le iniziative di sviluppo.

Prossimo obiettivo?

Contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali, in particolare delle donne, perno dell’equilibrio sia familiare che sociale.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

Guinea: a Kamsar la prima visita di monitoraggio in vista della costruzione di numerose strutture sanitarie

Il 3 e il 4 febbraio 2019 si è tenuta la prima visita di monitoraggio presso il distretto sanitario di Kamsar, nell’ambito del Programma di Sostegno al Sistema Sanitario Nazionale della Guinea – AID 11007. Il Programma, della durata di due anni, prevede la costruzione di 14 strutture sanitarie in varie regioni del paese, la fornitura di attrezzature bio-medicali e la formazione di circa 300 tra medici e infermieri. Nel distretto di Kamsar, principale centro minerario del paese, il Centro Sanitario Comunitario (CMC) è da ricostruire. Obiettivo della visita, constatare lo stato dell’arte dei siti da ricostruire e valutare con le autorità locali i bisogni attuali delle comunità servite dai servizi sanitari in questione. A tale proposito un team costituito dalla Coordinatrice nazionale dell’Unità di Gestione del Programma (UGP), Aissatou Dieng, dall’ingegnere Timbi Bah del MSG/UGP e dal Coordinatore di programma, Dario Mariani, si sono recati in loco per parlare con le autorità locali e il Direttore regionale della Società Mineraria Nazionale per definire le modalità di intervento nel rispetto degli standard del Ministero. Il Centro Sanitario Comunitario di Kamsar  dovrà coprire una popolazione di circa 200.000 abitanti.

A cura di: Dario Mariani
Responsabile Settore sanitario Guinea

A Tenghory l’acqua finalmente accessibile grazie all’inaugurazione di un acquedotto

Il 12 febbraio 2019 si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione dell’acquedotto multi villaggio del Distretto di Tenghory, in Casamance, alla presenza delle autorità locali e della titolare della sede AICS di Dakar, Alessandra Piermattei.

L’opera è stata realizzata attraverso il progetto “SALUTE PLUS: Acqua, Igiene e Nutrizione nel Distretto di Tenghory” (AID 10571) promosso dall’OSC ACRA e cofinanziato dall’AICS per un importo globale di 1.876.000 Euro.

L’iniziativa, in fase conclusiva, mira a ridurre la mortalità infantile dipendente dalle malattie legate all’acqua aumentando l’accesso ai servizi idrici e sanitari di base, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS) n.3 e n.6, ovvero, assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età e garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Il progetto prevede tre linee d’intervento: la realizzazione dell’acquedotto multi villaggio di 98 km, la costruzione di 150 latrine familiari e scolastiche e la realizzazione di campagne di sensibilizzazione per il cambiamento di comportamento nelle abitudini sanitarie.

L’acquedotto, con allacci familiari quantificati in 1012 rubinetti, rappresenta la componente progettuale più importante in quanto permette di portare l’acqua potabile in 21 villaggi del distretto. I beneficiari sono circa 10.000 in una zona dove il 57,9% della popolazione non aveva accesso a fonti migliorate di acqua rispetto ad una media nazionale del 33,4%.

Il Distretto di Tenghory è un’area rurale geograficamente isolata del Senegal in cui il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (secondo i dati della Banca Mondiale del 2013) e dove il quadro igienico-sanitario della popolazione è particolarmente critico (nel 2013, l’83% della popolazione non aveva accesso a dei servizi igienici appropriati).

In occasione dell’inaugurazione, le autorità non hanno mancato di sottolineare l’importanza e la riuscita del progetto di ACRA che grazie al suo radicamento nel territorio è riuscita a dare continuità alle sue precedenti iniziative in linea con il programma nazionale PEPAM (Programme d'Eau Potable et d'Assainissement du Millénaire), contribuendo al miglioramento delle condizioni sanitarie e alla riduzione della mortalità infantile dipendente dalle malattie legate all’acqua.

Alessandra Piermattei, titolare della sede AICS di Dakar, ha ribadito l’importanza dell’accesso all’acqua e del risanamento, settori cruciali per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, ricordando che la questione idrica sarà centrale in occasione del Forum Mondiale dell’Acqua che si terrà in Senegal nel 2021. Il forum avrà l’obiettivo di sensibilizzare e rafforzare l’impegno politico oltre che dare impulso ad azioni innovative che rispondano ai problemi critici dell’acqua a tutti i livelli.

A cura di Anna Maria Badini Confalonieri

 

Partnership for knowledge

Partnership for Knowledge - PfK - is a higher education initiative of the Italian Cooperation aimed at providing life-changing opportunities to researchers, public administration officers, social entrepreneurs and young leaders who are committed to develop their professional and academic skills, strengthen their capacities, widen their networks, make a difference in their home contexts and, last but not least, experience the Italian culture.

The programme, funded in years 2019-2022 by the Italian Agency for Development Cooperation in partnership with several Italian universities, offers a number of Master of Science scholarships and PhD fellowships in the following thematic domains, grouped in four academic platforms:

Rural development and Spatial management
Health, Water, Sanitation and Hygiene - W.A.S.H.
Sustainable energy, Environment and Industrial innovation
Cultural heritage and Sustainable tourism

English is the teaching language of all academic programs.

eligible applicants

scholarship coverage and duration

application procedure - now open

selection process

Donne e agricoltura. A Sédhiou, le agricoltrici gestiscono le risorse grazie alle azioni del PAPSEN

Aumentare le produzioni agricole, migliorare i redditi rurali, rafforzare la sicurezza alimentare, promuovere lo sviluppo economico locale, queste sono le missioni del Programma d’Appoggio al Programma nazionale d’Investimento in Agricoltura- Senegal (PAPSEN) con il quale l’Italia vuole accompagnare il Governo senegalese nel sostegno alle politiche di lotta contro la povertà in ambito rurale. Un approccio che vuole certamente porre l’accento sullo sviluppo locale e la decentralizzazione ma soprattutto sull’empowerment delle donne. Un’attenzione particolare è effettivamente riservata all’inclusione delle tematiche di genere in tutte le tappe del programma, soprattutto per quanto riguarda i meccanismi di rappresentanza a livello locale, sia all’interno delle collettività locali, sia nelle organizzazioni di produttori. Le donne sono le principali attrici e beneficiarie di tutte le azioni aventi per obiettivo l’aumento delle produzioni, dei rendimenti e dei redditi agricoli. Le donne rappresentano la maggioranza dei beneficiari implicati nelle attività agricole delle regioni di Thiès, Diourbel e Fatick e la quasi totalità degli attori implicati nella risicoltura in Casamance. In effetti, le donne raggiungono il 60% degli attivi per l’orticoltura a Thiès, Diourbel e Fatick e il 95% dei produttori di risicoltura pluviale e di orticoltura in Casamance.

“La campagna agricola per la produzione di riso pluviale nel 2018 ha conosciuto un aumento degno di merito, nonostante piogge non importanti” racconta Mame Ndella Ngom, assistente tecnico del programma ed aggiunge: “al momento le coltivatrici delle valli della regione di Sédhiou, dove il PAPSEN interviene, stanno ottenendo ottimi risultati in termini di raccolto”. In questa zona la produzione di riso grava quasi esclusivamente sulle donne e su un sistema tradizionale di coltura. Il riso prodotto è destinato esclusivamente al consumo familiare e, nonostante questo, non arriva a coprire che una parte di questo fabbisogno.

Il PAPSEN lavora nell’ottica di un miglioramento della produzione ma non solo. Il programma ha già contribuito ad incrementare i redditi agricoli delle popolazioni rurali selezionate attraverso la diversificazione delle produzioni agricole, la diffusione di pratiche colturali moderne, principalmente l’irrigazione e il miglioramento delle capacità tecniche e imprenditoriali degli agricoltori implicati. I principali interventi del programma riguardano le sistemazioni idraulico-agrarie delle valli risicole e di perimetri ortofrutticoli irrigui, la fornitura di input agricoli come sementi, fertilizzanti e attrezzature, la formazione e l’assistenza tecnica ai beneficiari e alle collettività locali, la riabilitazione e la costruzione di piste rurali, la realizzazione di infrastrutture socio-comunitarie. Tra i progetti a breve termine nella regione di Sédhiou si possono citare la sistemazione di nuove valli tra cui a Dijmbana (dipartimento di Goudomp) dove 600 ettari beneficiano dell’implementazione di cinque idraulico-agrarie tra cui una diga per evitare la risalita dell’acqua salina. Inoltre, nell’ottica di applicazione di buone pratiche agricole, il programma, finanziato dalla Cooperazione italiana e implementato dal Ministero dell’Agricoltura senegalese (MAER), ha formato e assunto un consigliere risicolo per ogni vallata, durante tutta la campagna di produzione.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

Guiné-Bissau i terra rico: a Gabu un festival culturale per sensibilizzare sulla migrazione irregolare

Il 15 dicembre scorso, a Gabu, in Guinea Bissau, è stata celebrata la giornata internazionale  per i diritti dei migranti.Secondo i dati raccolti dall’OIM nel 2017 sono 275 i migranti rientrati in Guinea Bissau, di cui il 70% proveniente dalle regioni di Gabu e Bafata. La Cooperazione italiana attraverso l’OSC Mani Tese, AIFO e i partner locali realizzano da tempo attività di sensibilizzazione sulla migrazione irregolare  e sulle opportunità di realizzazione in questi territori. La giornata è stata un momento di riflessione, di incontro, di scambio ma soprattutto di festa iniziata con una marcia di scuole, associazioni giovanili e OSC che hanno sfilato per le vie cittadine, diventando i portavoce di messaggi di speranza e di scelta consapevole.

Alla marcia sono seguiti i discorsi di autorità locali e tradizionali mirati ad incoraggiare i giovani alla valorizzazione del territorio e le possibilità che questo offre, ricordando al tempo stesso l’importanza storica, economica e culturale delle migrazioni. Nel pomeriggio sono stati organizzati spettacoli di musica, danza e teatro aventi come tema la sensibilizzazione e l’informazione. La sera è stato organizzato un concerto di giovani artisti della regione che assieme a diversi gruppi teatrali, di danza e ad artisti riconosciuti a livello nazionale, hanno celebrato la giornata dei migranti, esibendosi di fronte a più di 8000 persone arrivate da tutta la regione.

Il rapper BigsLions che ha vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione irregolare, ha presentato la sua canzone “Diversidade cultural” vincitrice di un premio internazionale nell’ambito del concorso Plural+ promosso da IOM e UNAOC. L’arte e la cultura sono state al centro di questa fantastica giornata, veicolando messaggi chiari sui rischi della migrazione irregolare e sulle potenzialità della Guinea Bissau, nell’ottica di una migrazione consapevole. Un ottimo bilancio per questo primo festival culturale delle migrazioni appena conclusosi nell’attesa del prossimo, ancora più coinvolgente.

Autore: Piero Meda-Rappresentante paese in Guinea Bissau OSC MANI TESE

Crediti foto: Ilaria di Nunzio