Donne attrici e portatrici di cambiamento: dal Mali, Guinea e Senegal il racconto dell’esperienza in AICS di Ndella Ngom, Assetou Doukara e Aissatou Dieng

Nella sua strategia che pone l’accento sulla promozione del gender mainstreaming a livello nazionale e sull’empowerment delle donne a livello locale, la Cooperazione italiana fa prova d’innovazione e ambisce a scuotere gli immaginari. La capacità di migliorare realmente la vita delle donne è in effetti il fondamento della realizzazione dello sviluppo sostenibile, ma dipende dalla capacità delle istituzioni e della società civile di mettere al centro della loro azioni i diritti fondamentali delle donne, considerate come i soggetti principali di trasformazione economica e sociale. Dappertutto, ma soprattutto nei paesi dell’Africa dell’Ovest, lo sviluppo sostenibile è legato alla capacità di riconoscere il ruolo vitale che le donne svolgono nella lotta contro la povertà. L’approccio italiano consiste nel non percepire più le donne come portatrici di bisogni, bensì come portatrici di capacità. In altre parole le donne non sono più semplici beneficiarie ma attrici dei programmi di cooperazione allo sviluppo. Nella loro migliore definizione, le azioni di cooperazione hanno in effetti come obiettivo di permettere alle donne di potersi liberare dagli ostacoli, dalle discriminazioni e dai pregiudizi che subiscono, per poter scegliere liberamente e migliorare la loro vita.

Nella giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di dare voce (ma anche un volto) a quelle donne che, lavorando per o con l’AICS, contribuiscono concretamente, con la loro professionalità, le loro capacità e la loro esperienza, alla realizzazione di questi obiettivi. Tre donne, Assetou Doukara, maliana, Aissatou Dieng, guineana e Ndella Ngom, senegalese, che, in modo diverso e in differenti ambiti e ruoli, sono attrici e portatrici di sviluppo.

Assetou Doukara, 28 anni, da tre anni lavora per l’AICS in Mali dove si occupa di amministrazione, contabilità, logistica e segreteria.Èsposata ed ha una figlia di quattro anni.

Tre parole che possono rappresentarla?

Perfezione, discrezione ed empatia.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

La mia esperienza lavorativa in AICS è stata e continua ad essere una scoperta quotidiana. Per me, che vengo dal settore privato, è un processo di apprendimento nuovo e arricchente, nell’ottica del raggiungimento dei miei obiettivi.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Posso dire che la mia vita è cambiata perché mi ha permesso di allargare le mie vedute e di comprendere meglio certe questioni diplomatiche. Mi ha dato anche la possibilità di conoscere un ambito che mi interessava a prescindere. Questo lavoro mi ha garantito inoltre una certa autonomia anche economica grazie alla quale mi sono pagata un master in comunicazione e un corso di inglese.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Lo dico con modestia, sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, soprattutto per le giovani donne. Sono la dimostrazione concreta che è possibile coniugare vita coniugale e professionale. Riesco anche a ritagliarmi uno spazio per coltivare il mio spirito imprenditoriale e poter, un giorno, contribuire allo sviluppo del mio paese, il Mali.

Quali sono le sfide di oggi per le donne maliane?

Molte sono ancora le sfide per le donne dell’odierno Mali e penso che siano simili a quelle  delle donne africane in generale. La priorità, a mio avviso, è battersi per l’equità tra uomo e donna nel poter rivestire ruoli di responsabilità. Le donne devono poter accedere in maniera egualitaria a certi incarichi di potere per prendere decisioni importanti e necessarie per lo sviluppo del proprio paese.

Prossimo obiettivo?

Al momento sto redigendo un progetto per la creazione di un centro culturale che promuova la cultura maliana. Ho già creato un’associazione culturale, il mio prossimo obiettivo sarà quello di concretizzare il progetto relativo al centro.

Aissatou Dieng, medico, è coordinatrice dell’unità di gestione del progetto di Sostegno al Sistema Sanitario Nazionale, finanziato dal governo italiano attraverso l’AICS con l’obiettivo di supportare il ministero guineano nella ricostruzione del sistema sanitario post-ebola.

 

Tre parole che possono rappresentarla?

Lealtà, rigore, perseveranza.

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Da aprile 2018 dirigo un’equipe multidisciplinare composta da cinque esperti guineani, collaborando alla realizzazione del programma con l’assistente tecnico AICS in Guinea, Dario Mariani. Il lavoro in AICS è innovatore perché basato su un approccio sinergico che è un esempio concreto di quella che io considero cooperazione allo sviluppo.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

La mia esperienza mi ha permesso di credere nell’efficacia del supporto della cooperazione perché tiene conto dei bisogni reali dei beneficiari, sul corto, medio e lungo termine.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Sì, credo di essere un modello all’interno della mia comunità, sono infatti una madre che ha saputo crescere figli educati, autonomi e indipendenti ma, al tempo stesso, una professionista preparata e stimata.

Quali sono le sfide di oggi per le donne guineane?

Le sfide sono sicuramente quelle di credere in un processo di sviluppo basato su procedure nazionali; una partecipazione basata sull’uguaglianza tra i generi; l’eradicazione di tutte le pratiche tradizionali basate sulla violenza di genere; saper dimostrare di poter ottenere risultati efficaci e duraturi nell’implementazione di progetti di sviluppo, attraverso una professionalità locale, sostenuta e ben inquadrata.

Prossimo obiettivo?

Continuare a partecipare concretamente, attraverso il mio lavoro, allo sviluppo della Guinea.

Ndella Ngom, geografa, è assistente tecnico per il settore agricolo e lo sviluppo rurale in Casamance, regione del sud del Senegal.

Tre parole che possono rappresentarla?

Premura, pragmatismo e impulsività

Com’è stata la sua esperienza fino ad oggi in AICS?

Sicuramente è stata un’esperienza arricchente visto che dal 2008 collaboro con la Cooperazione italiana in Senegal. Ho avuto la possibilità di lavorare in diverse equipe pluridisciplinari in cui l’apprendimento era permanente.

Com’è cambiata la sua vita grazie a questa esperienza?

Grazie alla mia esperienza lavorativa in AICS ho acquisito un’ottima capacità di integrazione e adattamento in ambito rurale, cosa che trovo straordinaria.

Pensa di essere un modello all’interno della sua comunità?

Pensare di essere un modello sarebbe esagerare ma spero, con il mio esempio, di poter contribuire in maniera positiva allo sviluppo della mia comunità.

Quali sono le sfide di oggi per le donne senegalesi?

La principale sfida è sicuramente quella di eradicare ogni discriminazione basata sul genere. Ciascuno, nel proprio ambito d’attività, dovrebbe poter creare una rottura rispetto a determinate realtà sociali, economiche e culturali. Una rottura che sarà possibile anche grazie all’impegno e alla volontà dei poteri pubblici ma, egualmente, al contributo di tutte le iniziative di sviluppo.

Prossimo obiettivo?

Contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali, in particolare delle donne, perno dell’equilibrio sia familiare che sociale.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

Guinea: a Kamsar la prima visita di monitoraggio in vista della costruzione di numerose strutture sanitarie

Il 3 e il 4 febbraio 2019 si è tenuta la prima visita di monitoraggio presso il distretto sanitario di Kamsar, nell’ambito del Programma di Sostegno al Sistema Sanitario Nazionale della Guinea – AID 11007. Il Programma, della durata di due anni, prevede la costruzione di 14 strutture sanitarie in varie regioni del paese, la fornitura di attrezzature bio-medicali e la formazione di circa 300 tra medici e infermieri. Nel distretto di Kamsar, principale centro minerario del paese, il Centro Sanitario Comunitario (CMC) è da ricostruire. Obiettivo della visita, constatare lo stato dell’arte dei siti da ricostruire e valutare con le autorità locali i bisogni attuali delle comunità servite dai servizi sanitari in questione. A tale proposito un team costituito dalla Coordinatrice nazionale dell’Unità di Gestione del Programma (UGP), Aissatou Dieng, dall’ingegnere Timbi Bah del MSG/UGP e dal Coordinatore di programma, Dario Mariani, si sono recati in loco per parlare con le autorità locali e il Direttore regionale della Società Mineraria Nazionale per definire le modalità di intervento nel rispetto degli standard del Ministero. Il Centro Sanitario Comunitario di Kamsar  dovrà coprire una popolazione di circa 200.000 abitanti.

A cura di: Dario Mariani
Responsabile Settore sanitario Guinea

A Tenghory l’acqua finalmente accessibile grazie all’inaugurazione di un acquedotto

Il 12 febbraio 2019 si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione dell’acquedotto multi villaggio del Distretto di Tenghory, in Casamance, alla presenza delle autorità locali e della titolare della sede AICS di Dakar, Alessandra Piermattei.

L’opera è stata realizzata attraverso il progetto “SALUTE PLUS: Acqua, Igiene e Nutrizione nel Distretto di Tenghory” (AID 10571) promosso dall’OSC ACRA e cofinanziato dall’AICS per un importo globale di 1.876.000 Euro.

L’iniziativa, in fase conclusiva, mira a ridurre la mortalità infantile dipendente dalle malattie legate all’acqua aumentando l’accesso ai servizi idrici e sanitari di base, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS) n.3 e n.6, ovvero, assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età e garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Il progetto prevede tre linee d’intervento: la realizzazione dell’acquedotto multi villaggio di 98 km, la costruzione di 150 latrine familiari e scolastiche e la realizzazione di campagne di sensibilizzazione per il cambiamento di comportamento nelle abitudini sanitarie.

L’acquedotto, con allacci familiari quantificati in 1012 rubinetti, rappresenta la componente progettuale più importante in quanto permette di portare l’acqua potabile in 21 villaggi del distretto. I beneficiari sono circa 10.000 in una zona dove il 57,9% della popolazione non aveva accesso a fonti migliorate di acqua rispetto ad una media nazionale del 33,4%.

Il Distretto di Tenghory è un’area rurale geograficamente isolata del Senegal in cui il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (secondo i dati della Banca Mondiale del 2013) e dove il quadro igienico-sanitario della popolazione è particolarmente critico (nel 2013, l’83% della popolazione non aveva accesso a dei servizi igienici appropriati).

In occasione dell’inaugurazione, le autorità non hanno mancato di sottolineare l’importanza e la riuscita del progetto di ACRA che grazie al suo radicamento nel territorio è riuscita a dare continuità alle sue precedenti iniziative in linea con il programma nazionale PEPAM (Programme d'Eau Potable et d'Assainissement du Millénaire), contribuendo al miglioramento delle condizioni sanitarie e alla riduzione della mortalità infantile dipendente dalle malattie legate all’acqua.

Alessandra Piermattei, titolare della sede AICS di Dakar, ha ribadito l’importanza dell’accesso all’acqua e del risanamento, settori cruciali per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, ricordando che la questione idrica sarà centrale in occasione del Forum Mondiale dell’Acqua che si terrà in Senegal nel 2021. Il forum avrà l’obiettivo di sensibilizzare e rafforzare l’impegno politico oltre che dare impulso ad azioni innovative che rispondano ai problemi critici dell’acqua a tutti i livelli.

A cura di Anna Maria Badini Confalonieri

 

Partnership for knowledge

Partnership for Knowledge - PfK - is a higher education initiative of the Italian Cooperation aimed at providing life-changing opportunities to researchers, public administration officers, social entrepreneurs and young leaders who are committed to develop their professional and academic skills, strengthen their capacities, widen their networks, make a difference in their home contexts and, last but not least, experience the Italian culture.

The programme, funded in years 2019-2022 by the Italian Agency for Development Cooperation in partnership with several Italian universities, offers a number of Master of Science scholarships and PhD fellowships in the following thematic domains, grouped in four academic platforms:

Rural development and Spatial management
Health, Water, Sanitation and Hygiene - W.A.S.H.
Sustainable energy, Environment and Industrial innovation
Cultural heritage and Sustainable tourism

English is the teaching language of all academic programs.

eligible applicants

scholarship coverage and duration

application procedure - now open

selection process

Donne e agricoltura. A Sédhiou, le agricoltrici gestiscono le risorse grazie alle azioni del PAPSEN

Aumentare le produzioni agricole, migliorare i redditi rurali, rafforzare la sicurezza alimentare, promuovere lo sviluppo economico locale, queste sono le missioni del Programma d’Appoggio al Programma nazionale d’Investimento in Agricoltura- Senegal (PAPSEN) con il quale l’Italia vuole accompagnare il Governo senegalese nel sostegno alle politiche di lotta contro la povertà in ambito rurale. Un approccio che vuole certamente porre l’accento sullo sviluppo locale e la decentralizzazione ma soprattutto sull’empowerment delle donne. Un’attenzione particolare è effettivamente riservata all’inclusione delle tematiche di genere in tutte le tappe del programma, soprattutto per quanto riguarda i meccanismi di rappresentanza a livello locale, sia all’interno delle collettività locali, sia nelle organizzazioni di produttori. Le donne sono le principali attrici e beneficiarie di tutte le azioni aventi per obiettivo l’aumento delle produzioni, dei rendimenti e dei redditi agricoli. Le donne rappresentano la maggioranza dei beneficiari implicati nelle attività agricole delle regioni di Thiès, Diourbel e Fatick e la quasi totalità degli attori implicati nella risicoltura in Casamance. In effetti, le donne raggiungono il 60% degli attivi per l’orticoltura a Thiès, Diourbel e Fatick e il 95% dei produttori di risicoltura pluviale e di orticoltura in Casamance.

“La campagna agricola per la produzione di riso pluviale nel 2018 ha conosciuto un aumento degno di merito, nonostante piogge non importanti” racconta Mame Ndella Ngom, assistente tecnico del programma ed aggiunge: “al momento le coltivatrici delle valli della regione di Sédhiou, dove il PAPSEN interviene, stanno ottenendo ottimi risultati in termini di raccolto”. In questa zona la produzione di riso grava quasi esclusivamente sulle donne e su un sistema tradizionale di coltura. Il riso prodotto è destinato esclusivamente al consumo familiare e, nonostante questo, non arriva a coprire che una parte di questo fabbisogno.

Il PAPSEN lavora nell’ottica di un miglioramento della produzione ma non solo. Il programma ha già contribuito ad incrementare i redditi agricoli delle popolazioni rurali selezionate attraverso la diversificazione delle produzioni agricole, la diffusione di pratiche colturali moderne, principalmente l’irrigazione e il miglioramento delle capacità tecniche e imprenditoriali degli agricoltori implicati. I principali interventi del programma riguardano le sistemazioni idraulico-agrarie delle valli risicole e di perimetri ortofrutticoli irrigui, la fornitura di input agricoli come sementi, fertilizzanti e attrezzature, la formazione e l’assistenza tecnica ai beneficiari e alle collettività locali, la riabilitazione e la costruzione di piste rurali, la realizzazione di infrastrutture socio-comunitarie. Tra i progetti a breve termine nella regione di Sédhiou si possono citare la sistemazione di nuove valli tra cui a Dijmbana (dipartimento di Goudomp) dove 600 ettari beneficiano dell’implementazione di cinque idraulico-agrarie tra cui una diga per evitare la risalita dell’acqua salina. Inoltre, nell’ottica di applicazione di buone pratiche agricole, il programma, finanziato dalla Cooperazione italiana e implementato dal Ministero dell’Agricoltura senegalese (MAER), ha formato e assunto un consigliere risicolo per ogni vallata, durante tutta la campagna di produzione.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

Guiné-Bissau i terra rico: a Gabu un festival culturale per sensibilizzare sulla migrazione irregolare

Il 15 dicembre scorso, a Gabu, in Guinea Bissau, è stata celebrata la giornata internazionale  per i diritti dei migranti.Secondo i dati raccolti dall’OIM nel 2017 sono 275 i migranti rientrati in Guinea Bissau, di cui il 70% proveniente dalle regioni di Gabu e Bafata. La Cooperazione italiana attraverso l’OSC Mani Tese, AIFO e i partner locali realizzano da tempo attività di sensibilizzazione sulla migrazione irregolare  e sulle opportunità di realizzazione in questi territori. La giornata è stata un momento di riflessione, di incontro, di scambio ma soprattutto di festa iniziata con una marcia di scuole, associazioni giovanili e OSC che hanno sfilato per le vie cittadine, diventando i portavoce di messaggi di speranza e di scelta consapevole.

Alla marcia sono seguiti i discorsi di autorità locali e tradizionali mirati ad incoraggiare i giovani alla valorizzazione del territorio e le possibilità che questo offre, ricordando al tempo stesso l’importanza storica, economica e culturale delle migrazioni. Nel pomeriggio sono stati organizzati spettacoli di musica, danza e teatro aventi come tema la sensibilizzazione e l’informazione. La sera è stato organizzato un concerto di giovani artisti della regione che assieme a diversi gruppi teatrali, di danza e ad artisti riconosciuti a livello nazionale, hanno celebrato la giornata dei migranti, esibendosi di fronte a più di 8000 persone arrivate da tutta la regione.

Il rapper BigsLions che ha vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione irregolare, ha presentato la sua canzone “Diversidade cultural” vincitrice di un premio internazionale nell’ambito del concorso Plural+ promosso da IOM e UNAOC. L’arte e la cultura sono state al centro di questa fantastica giornata, veicolando messaggi chiari sui rischi della migrazione irregolare e sulle potenzialità della Guinea Bissau, nell’ottica di una migrazione consapevole. Un ottimo bilancio per questo primo festival culturale delle migrazioni appena conclusosi nell’attesa del prossimo, ancora più coinvolgente.

Autore: Piero Meda-Rappresentante paese in Guinea Bissau OSC MANI TESE

Crediti foto: Ilaria di Nunzio

Dal Senegal un augurio fatto di sfide e possibilità

Si chiude un anno intenso: tante le sfide affrontate e superate, sicuramente qualche delusione e momento di difficoltà, ma penso che del 2018 si possa fare un bilancio davvero positivo.

Un anno all’insegna dell’Europa per la sede AICS di Dakar: la firma della Programmazione Congiunta in Senegal e la presa in carico di tre progetti di cooperazione delegata.

Abbiamo lavorato fianco a fianco con i partner dei Paesi di nostra competenza assicurando un supporto costante alle iniziative ma al tempo stesso intessendo relazioni e rafforzando ponti, legami e anche amicizie.

La nostra regione si trova al centro di sfide globali, in mezzo alle rotte di chi spera in un futuro migliore e chi è in cammino verso la speranza. Siamo chiamati a costruire un modo nuovo, fatto di opportunità e di punti di vista diversi, che a volte sembrano a noi stessi difficili da trovare e mantenere. Credo che sia davvero un’occasione preziosa per noi tutti confrontarsi con un lavoro che dà la possibilità di credere nel cambiamento e che ti obbliga a trovare soluzioni, facendoti sentire parte del processo globale.

Ringrazio tutto il mio staff per la voglia di mettersi in discussione e la disponibilità al confronto, che ci aiutano nei momenti difficili e che consentono di rendere il nostro lavoro stimolante e interessante al di là degli ostacoli della burocrazia. Ringrazio tutti per alleggerire il carico e per creare un ambiente di lavoro positivo: chi si rende disponibile anche oltre il dovuto, chi si rimbocca le maniche nei momenti di difficoltà, chi pone la critica e la discussione come elementi essenziali per il miglioramento del lavoro di tutti.

Un nuovo anno ci aspetta con tante altre sfide e con la possibilità di mettere a frutto il lavoro di cantiere fatto nel corso del 2018. Al nostro fianco i colleghi di Roma che sappiamo vicini anche quando la distanza geografica sembra farsi pesante; l’Agenzia ha un nuovo anno sulle spalle, una maggiore esperienza e consapevolezza della sua autonomia, a noi tutti il compito di rafforzare il suo ruolo e raggiungere i traguardi fissati internamente e dall’esterno.

A cura di: Alessandra Piermattei
Titolare della sede AICS di Dakar

Programma di miglioramento del sistema di registrazione delle nascite nelle regioni di Conakry e di Labé: una missione AICS in Guinea per delineare sfide e opportunità

Una rappresentanza della sede AICS di Dakar si è recata in Guinea dal 21 al 26 ottobre 2018 per una missione organizzata nell'ambito del "Programma di miglioramento del sistema di registrazione delle nascite nelle regioni di Conakry e di Labé - AID 11577".

Durante la missione, l'esperta AICS, Anna Maria Badini, accompagnata dall’esperto sanitario basato a Conakry, Dario Mariani, ha realizzato una serie di incontri in merito al suddetto programma con istituzioni, autorità locali e organismi internazionali a Conakry e a Labé. Inoltre, si è tenuto un incontro informativo con i rappresentanti delle OSC italiane presenti in Guinea e con l’UNICEF sul bando affidato - relativo all’ “Iniziativa di sensibilizzazione comunitaria per promuovere l’utilizzo dei servizi di registrazione delle nascite nelle regioni di Conakry e Labé – AID 11577” - volto a facilitare la formulazione di proposte in linea con le aspettative dell'AICS e le attività implementate da UNICEF, attraverso la componente multilaterale.

La missione è stata utile per permettere un primo incontro con i partner progettuali e favorire una migliore presa di coscienza delle problematiche legate sia al contesto politico che allo stato civile. Gli scambi avvenuti son stati molto proficui e hanno permesso di delineare una serie di sfide e di opportunità.

Sono state riscontrate delle criticità rispetto alla qualità attuale delle registrazioni delle nascite, agli errori nella compilazione e anche all’attenzione nell’archiviazione e conservazione della documentazione. Inoltre, nella regione di Labé, le difficoltà di accessibilità geografica e i costi indiretti legati al trasporto si configurano come un ostacolo alla registrazione delle nascite allo stato civile.

Tuttavia, queste criticità possono essere in buona parte mitigate dall’esperienza acquisita da UNICEF nella modernizzazione dello stato civile e dalla creazione di un Ufficio locale dell’agenzia UN a Labé nonché dalla forte mobilizzazione degli attori istituzionali a livello nazionale, regionale e comunale sulla tematica del rafforzamento dello stato civile che rappresenta una priorità governativa.

Inoltre l’AICS, incontrando fin dall’inizio i principali stakeholders ha dimostrato un impegno forte per il raggiungimento degli obiettivi del progetto sottolineando l’importanza di un pieno coinvolgimento di tutti gli attori sul terreno.

A cura di: Anna Maria Badini Confalonieri




CinemArena 2018 – Dal Senegal una carovana di cinema itinerante per sensibilizzare sulla migrazione irregolare

Dakar – Venerdi 5 Novembre si è tenuta la conferenza stampa volta a presentare le attività realizzate nell’ambito della campagna informativa “CinemaArena” in Senegal. L’iniziativa è stata finanziata attraverso il Fondo Africa 2018 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per un importo complessivo di due milioni di Euro e realizzata dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in collaborazione col Ministero dell’Interno e con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

All’incontro hanno partecipato l’Ambasciatore d’Italia a Dakar, Francesco Paolo Venier, il rappresentante regionale dell’OIM, Richard Danziger, il Direttore della Cinematografia del Ministero della Cultura e dello Spettacolo del Senegal, Hugues Diaz ed il Dott. Alessandro Palumbo, in rappresentanza della sede AICS di Dakar.

Con più di 15 anni di esperienza in più di 30 paesi d’Africa, d’America latina e d’Asia, il CinemArena è una campagna informativa che, attraverso il cinema itinerante, sensibilizza su questioni sociali e sanitarie. Dal 2017, la Cooperazione italiana ha realizzato l’iniziativa in Burkina Faso e in Senegal per sensibilizzare sulla delicata questione della migrazione irregolare. Da questa esperienza è nata una nuova collaborazione con il Ministero dell’Interno italiano e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) che ha permesso di creare sinergie con la campagna informativa: “Aware Migrants”.

La nuova edizione di CinemArena ha portato il cinema all’aperto in oltre 20 villaggi di cinque differenti regioni del Senegal, dal 1 al 30 ottobre 2018. La carovana proseguirà poi verso la Costa d’Avorio, la Nigeria, la Guinea, il Sudan per terminare il 30 Aprile in Gambia. Saranno più di 200 i villaggi raggiunti con l’intento di promuovere una corretta informazione sui rischi legati alla migrazione irregolare attraverso proiezioni di film e documentari, la presentazione di testimonianze di migranti e la promozione di dibattiti con la popolazione locale. L’idea è di trasformare  gli spettatori in attori, protagonisti del cambiamento, creando una sorta di “arena” in cui è possibile confrontarsi in maniera schietta e diretta.

Scopo della campagna è quello di raggiungere ed informare un’ampia fascia della popolazione, in particolare i giovani e le categorie più vulnerabili, considerati come potenziali migranti irregolari, non solo sui rischi legati alla scelta di un progetto migratorio irregolare ma soprattutto sulle possibilità di realizzazione socio-lavorative in loco. In particolare, l’iniziativa rappresenta un canale informativo che affianca all’informazione preventiva la promozione di azioni di cooperazione rivolte alla creazione di opportunità di lavoro ed al miglioramento delle condizioni di vita locali.

Alla conferenza stampa erano presenti numerosi media locali che hanno dato ampia visibilità ad un’iniziativa, CinemArena, da sempre apprezzata e supportata dalla popolazione senegalese.

A cura di: Chiara Barison
Responsabile Comunicazione

“Perché non restare?” – Pubblicato il rapporto Green Cross-AICS sulla migrazione dal Senegal

Ad emigrare dal Senegal sono soprattutto uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni, privi di un titolo di studio o con un livello di istruzione molto basso, per la maggior parte diretti in Francia, in Gabon, in Repubblica del Congo  e in Italia. È quanto emerge dal rapporto “Perché non restare?”, un’indagine sul fenomeno migratorio condotta in cinque villaggi della regione rurale di Matam, nel nord-est del Senegal, realizzato dall’organizzazione non governativa Green Cross Italia e presentato in occasione della Giornata mondiale dell’Africa che ricorre domani, 25 maggio. La ricerca è stata compiuta nell’ambito del progetto “Energia per restare”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che ha l’obiettivo di combattere la migrazione irregolare supportando lo sviluppo agricolo, sostenibile e di lunga durata.

Secondo lo studio, gli emigranti senegalesi lasciano il paese per motivi economici, per cercar fortuna, ma anche per perfezionare gli studi, con l’intenzione poi di tornare. Il 90 per cento delle persone intervistate riceve soldi dal parente emigrato, somme mensili che nella maggior parte dei casi vanno dai 4,5 ai 150 euro ma che superano anche i 300 euro, usati per le spese della famiglia: cibo, bollette, educazione, cure sanitarie. Una realtà confermata da tutte le recenti statistiche: nell’ultimo decennio, infatti, sono aumentate le rimesse inviate dai migranti in Senegal e nel periodo 2010-2014 hanno rappresentato in media l’11 per cento del prodotto interno lordo (Pil) annuo. I dati e le informazioni contenuti nel rapporto sono stati raccolti dalla Ong intervistando direttamente 564 famiglie residenti nei villaggi beneficiari, dedite all’agricoltura, composte per lo più da 10 membri, con almeno un parente emigrato all’estero, e attraverso 17 focus group, discussioni tra diversi gruppi della popolazione sul tema della migrazione.